Niente posti in piedi, termoscanner e più corse: ecco come viaggeremo in bus dopo il 4 maggio

La corsa ad accaparrarsi l’ultimo sedile libero. E lo slalom tra gli occasionali compagni di viaggio per aggrapparsi ai sostegni ed evitare cadute rovinose in marcia. Scene ordinarie per chi utilizza gli autobus per i propri spostamenti. Destinate a diventare un ricordo sbiadito quando, con il lockdown alle spalle, il trasporto pubblico locale potrà ripartire a pieno regime dopo le riduzioni delle corse di queste settimane. Torneremo a spostarci in bus, questo è pacifico.
Ma come? Le misure precauzionali adottate in questa fase dell’emergenza diventeranno la regola? Probabilmente sì. E allora mascherina sui torpedoni, ma pure accessi contingentati e la grande incognita delle ore di punta e dei trasporti scolastici: enigmi con i quali sono alle prese le aziende regionali che si occupano del trasporto pubblico – la Saf a Udine e l’Atap a Pordenone – e la stessa Regione, che ha la competenza sulla partita.
CORONAVIRUS, I DATI
Come cambieranno i viaggi
In attesa dei dati di aprile – che saranno persino peggiori, funestati dalla mobilità ulteriormente ridotta – preoccupa soprattutto la ripresa. Per tanti motivi: economici, inevitabilmente. Ma pure logistici, con la riorganizzazione dei trasporti che dovrà tenere in considerazione i paletti fissati dall’autorità per limitare i casi di contagio. Scontata la conferma degli accessi contingentati su ogni corsa, con i quali ha già imparato a familiarizzare chi per lavoro o necessità si sposta con i (rari) bus in funzione.
I contapersone
Torneranno quantomai utili i dispositivi conta-persona che gli autobus delle quattro aziende di tpl regionali (oltre a Saf e Atap, Apt a Gorizia e Trieste Trasporti) hanno già iniziato a montare, come previsto dal nuovo contratto di servizio del trasporto pubblico regionale. Il marchingegno consente di contare all'ingresso sul mezzo i passeggeri, indicando all'autista il raggiungimento della capienza massima consentita.
La misura della temperatura
La spa pordenonese ha ricevuto nei giorni scorsi anche la proposta di una ditta di Porcia che ha messo a punto una speciale telecamera che, collegata a un computer o a un palmare, è in grado di misurare la temperatura corporea dei passeggeri: potrebbe essere una soluzione da tenere in considerazione.
Niente posti in piedi, meno sedili
In ogni caso, la regola da rispettare all’interno delle corriere sarà quella del metro di distanza tra i passeggeri: spariranno i posti in piedi e saranno ridotti di un terzo quelli a sedere, anche se le società sono al lavoro con i propri tecnici per cercare di capire come ottimizzare gli spazi all’interno dei mezzi.
Si salirà solo da dietro
Saranno confermate le misure di tutela dei conducenti, con il divieto – almeno per i bus delle tratte urbane – di salire dalla porta anteriore. E' sospesa anche la vendita dei biglietti a bordo.
L'igienizzazione dei mezzi
Le operazioni di sanificazione si sono fatte ancor più certosine: nei giorni scorsi a Pordenone sono entrati in funzione i macchinari per l’igienizzazione a base di ozono dei mezzi.
Il dilemma delle scuole
C’è poi l’incognita della ripresa delle attività scolastiche, a settembre. «In questi giorni – spiega il presidente di Atap, Narciso Gaspardo – abbiamo effettuato con i nostri uffici una simulazione per capire come le misure restrittive impatterebbero sulla nostra operatività, a partire dal servizio di trasporto scolastico: per garantire il rispetto delle prescrizioni dovremmo aggiungere 164 corriere ai 173 che già abbiamo. Chiaramente non è una strada praticabile, per moltissime ragioni». È un punto questo che preoccupa anche la Regione: un primo banco di prova sarà, già nelle prossime ore, la riapertura delle grandi aziende regionali. «Ci stiamo confrontando con le aziende del trasporto pubblico locale e i sindacati per trovare le soluzioni più appropriate», spiega l’assessore regionale alle infrastrutture, Graziano Pizzimenti, che presiede da qualche settimana la cabina di regia sul tpl attivata per cercare di fornire risposte a un settore che rischia di pagare un conto salatissimo. «Nei prossimi giorni ci incontreremo anche con le associazioni di categoria di industria e artigianato, per capire come muoverci per garantire un trasporto sicuro ai tanti addetti che torneranno negli stabilimenti», aggiunge Pizzimenti, che a cadenza regolare si confronta anche con i suoi omologhi delle altre regioni del Nord Italia.
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