Niente discount, rimangono i prati

TOLMEZZO. Niente da fare. Non sorgerà un’area commerciale sui quasi 10 mila metri quadrati del terreno che si estende lungo via Val di Gorto, a Tolmezzo. Quell’area di proprietà della società Gpe – di cui il rappresentante legale è Valentino Del Fabbro – resterà un grande prato verde, come voleva la Giunta Zearo.
A stabilirlo è il Tar, con la sentenza depositata martedì, sentenza che boccia il ricorso contro Comune di Tolmezzo, Regione Fvg e Cosint (non costituita in giudizio) per la cancellazione della variante 95 al Piano regolatore comunale.
La Gpe, rappresentata dall’avvocato Antonio Sette, a partire dal 2008 acquista la serie di aree verdi di via Val di Gorto.
Su quelle aree pende il regime urbanistico di zona “S” (servizi e attrezzature collettive), ma con vincoli decaduti. Infatti, il vincolo a contenuto espropriativo che gravava sull’area decade nel 2004.
Inoltre la Gpe, dopo avere iniziato le acquisizioni, chiede immediatamente al Comune di Tolmezzo di procedere a una qualificazione urbanistica che punta a fare sorgere insediamenti commerciali di interesse comunale e comprensoriale (H2).
Ecco il progetto della Gpe. Ma sul piano commerciale si abbatte nel 2011 la variante 95 che modifica la qualificazione urbanistica dell’area. Diventa una zona D1, e cioè un’area industriale di interesse comprensoriale da destinare a verde con localizzazione vincolante.
Contro questa decisione si scaglia la Gpe. Gli atti sarebbero «illegittimi».
Perché il Comune avrebbe «reiterato un precedente vincolo espropriativo – secondo Sette –. Sostanzialmente disattendendo le richieste di modifica presentate dai singoli cittadini che hanno espresso le loro volontà insediative».
Il Comune di Tolmezzo, assistito dall’avvocato Giunio Pedrazzoli, e la Regione, difesa da Vinicio Martini, contestano la fondatezza del ricorso. E il Tar è d’accordo. Perché al Comune spetta l’indiscussa potestà pianificatoria.
«Le scelte effettuate dall’amministrazione per la destinazione delle singole aree al momento dell’adozione del Piano regolatore o di una variante sono apprezzamenti di merito sottratti al sindacato giurisdizionale – scrivono i magistrati Umberto Zuballi, Enzo Di Sciascio e Manuela Sinigoi –. Ciò implica che l’aspettativa del privato alla salvaguardia della precedente tipizzazione come zona edificabile è subordinata all’esercizio della potestà pianificatoria finalizzata alla corretta e razionale disciplina urbanistica del territorio comunale».
Infatti, il progetto Gpe «è in conflitto con le strategie del Piano regolatore – scrive il Comune – e una destinazione di tipo commerciale non sembra indicata sia per la difficile accessibilità sia per la presenza della linea aerea dell’elettrodotto».
Ora resta l’ipotesi del ricorso al Consiglio di Stato.
Michela Zanutto
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