«Nessuna frode fiscale operazioni trasparenti»

Dopo il rinvio a giudizio parlano i difensori degli imprenditori Calligaris e Bardelli. Respinte tutte le accuse: «La sentenza D & G non può avere effetto retroattivo»
ANTEPRIMA Udine 20 GIUGNO 2006.procura Copyright Massimo Turco Foto Agency Anteprima Udine
ANTEPRIMA Udine 20 GIUGNO 2006.procura Copyright Massimo Turco Foto Agency Anteprima Udine

UDINE. Nessuna frode fiscale, ma il tentativo, legittimo, di individuare la strada meno onerosa per portare avanti operazioni finanziare consentite dalla legge e assolutamente trasparenti. Operazioni milionarie che risalgono al periodo 2004-2006 e cioè prima della rivoluzione introdotta due mesi fa dalla sentenza della Cassazione sul caso Dolce&Gabbana che di fatto ha attributo rilevanza penale all’elusione.

Questi i principi sui quali gli avvocati dei big dell’imprenditoria friulana finiti nel mirino della Procura e rinviati a giudizio dal gup Paolo Alessio Vernì intendono basare la loro difesa. Per i pm Raffaele Tito e Lucia Terzariol però tutte le operazioni contestate sono state effettuate con il solo scopo di trarre dei vantaggi fiscali. Al presidente degli industriali Alessandro Calligaris (insieme al direttore amministrativo della Calligaris spa, Pietro Paolo Santini), ad Antonio Maria Bardelli (della Finanziaria Bardelli spa), a Elio Beltrame (“Centro commerciale Discount srl” di Pozzuolo) e ai fratelli Andrea e Daniele Specogna (“Specogna & Figli spa” di Cividale) si contestano alcuni contratti di “stock lending”, mentre Carletto Tonutti (“Tonutti spa - Industria macchine agricole” di Remanzacco) e Lucio Fusaro (“Gvf Givieffe spa”) sono chiamati a rispondere della sottoscrizione di alcuni contratti di finanziamento triennale con clausola di “reverse convertible”.

Tutte insieme queste operazioni avrebbero portato ad evadere imposte per quasi cinque milioni di euro. Un’analisi condivisa dal giudice Vernì che ha rinviato a giudizio anche i commercialisti Gianattilio Usoni e Claudio Gottardo, oltre a Stefano Botti, rappresentante legale della società di consulenza milanese Scf che ideò e propose le operazioni contestate.

Diversa, ovviamente, la posizione degli avvocati Giuseppe Campeis e Giovanni Paolo Businello che difendono rispettivamente Calligaris e Bardelli. «Nel momento in cui sono state poste in essere - precisa Campeis - queste operazioni erano assolutamente in regola, valide civilmente e legittime fiscalmente. Poi alcune sentenze della Cassazione hanno chiarito che senza valide ragioni economiche queste operazioni non sono opponibili al fisco e infatti tutte le tasse sono state pagate. A marzo di quest’anno con la sentenza Dolce & Gabbana abbiamo scoperto che anche l’elusione può avere rilievo penale, ma di certo questa interpretazione innovativa non può valere retroattivamente».

Ma c’è di più. Businello sottolinea infatti che «le operazioni sono state compiute in modo trasparente e riportate nei bilanci contabili. Nessun imbroglio quindi e nessuna fattura falsa - aggiunge - anche perché le norme tributarie dicono che i dividendi percepiti all’estero su partecipazioni sociali non sono assoggettati, se non in minima parte, all’imposta in Italia. Non è stato nascosto nulla al fisco che infatti ha potuto fare i controlli e contestare i mancati pagamenti, peraltro già tutti saldati. Qui parliamo di imprenditori che si sono rivolti a banche e professionisti per fare ricorso a un prodotto finanziario consentito dalla legge e che adesso devono fare i conti con un processo mediatico privo di fondamenti».

Secondo l’avvocato Luca Ponti che difende Gottardo «vanno ridefiniti i confini del risparmio di imposta che negli ultimi 40 anni rientrava tra gli obiettivi di tutte le grandi operazioni finanziarie». La prima udienza è stata fissata per venerdì 6 luglio davanti al giudice monocratico Mauro Qualizza.

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