Neonatologia unica a Udine? Adesso protesta Trieste
Dopo il riequilibrio delle risorse sanitarie scoppia un’altra polemica, ma la Regione assicura: «Saranno mantenute entrambe»
UDINE.
Sanità: dopo il riequilibrio delle risorse a favore delle strutture friulane, Udine e Trieste sono di nuovo in competizione. Questa volta ad attirare le ire dei triestini e il favore degli udinesi è il possibile trasferimento della Neonatologia del Burlo Garofolo al Santa Maria. L’ipotesi prevista dal Piano socio-sanitario si è fatta più concreta con la nomina del primario del Burlo, Sergio Demarini, a capo della Neonatologia udinese.
Una nomina molto attesa visto che dallo scorso dicembre il posto di primariato era vacante. L’arrivo di Demarini
, 59 anni, goriziano, trova solo consensi anche perché il primario, dal 1979 al 1998, ha già avuto modo di dimostrare quanto vale. A Trieste, però, non la pensano in questo modo visto che l’assessore regionale alla Salute, Vladimir Kosic, approfittando del passaggio di consegne, sta valutando la possibilità di attuare anche il trasferimento delle funzioni previsto dal Piano socio-sanitario. A confermarlo è il consigliere regionale del Pdl, Massimo Blasoni, che se da un lato esclude la chiusura della Neonatologia al Burlo e quindi tranquillizza i triestini, dall’altro ribadisce: «Bisogna arrivare alle funzioni coordinate previste dal Piano socio sanitario enfatizzando le eccellenze». Blasoni, insomma, non esclude che il nuovo primario della Neonatologia udinese possa portarsi dietro il servizio di trasporto neonatale del Burlo.
Al momento le bocche resta cucite anche all’interno dell’Azienda ospedaliero universitaria Santa Maria della Misericordia. Ricordando che la nomina di Demarini sarà effettiva dal primo novembre, data in cui il professore inizierà a operare nel padiglione “Petracco”, il direttore sanitario, Fabrizio Fontana, si limita a far sapere «che a novembre, quando Demarini arriverà a Udine, saranno valutate assieme al primario eventuali collaborazioni con il Burlo».
Nel frattempo, però, la polemica si accende soprattutto sul versante politico e sindacale. A Trieste, infatti, la Cgil ha già lanciato l’allarme contro il possibile depauperamento della Neonatologia del Burlo Garofolo. Il sindacato teme, infatti, che se l’unità mobile di trasporto di Trieste, utilizzata per recuperare nei punti nascita regionale i bambini nati prematuri o con patologie neonatale, viene chiusa a trarne benefici sarà solo Udine perché potrà chiedere ulteriori risorse anche umane. La questione rischia di diventare bollente anche perché la Regione sta lavorando alla redistribuzione delle risorse che finora ha sempre favorito l’area giuliano-isontina.
I numeri resi noti da tempo da Blasoni parlano chiaro: se in provincia di Udine il finanziamento annuo per cittadino ammonta a 1.705 euro, a Trieste la cifra raggiunge 1.990 euro. «In questo momento a Trieste – spiega Blasoni – c’è una sensibilità eccessiva che nasce dall’ipotesi della redistribuzione delle risorse doverosa per il Friuli». Detto questo, però, Blasoni invita a «non farne una questione di difesa di campanili perché Neonatologia resta sia a Udine, sia a Trieste, ma è importante avere un punto di riferimento regionale».
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