Nella vecchia latteria di Givigliana apre l’osteria di Caterina

La sfida di Tamussin che inaugurerà il 2 dicembre Dal restauro del vecchio edificio è nato un punto di ritrovo
RIGOLATO. Della montagna che vuole rinascere. È ufficiale: dal 2 dicembre Givigliana, il paese delle galline col sacchetto e del campanile dipinto, avrà un nuovo punto di ristoro, un’osteria con cucina, calda e accogliente, situata in un luogo panoramico che affaccia dai suoi 1124 metri di altitudine sull’alta Val Degano, sopra Rigolato e Ludaria.


La leggenda narra che fu un brigante proveniente dalla valle del Gail a fondare, otto secoli fa, il paese. Oggi conta una manciata di abitanti “resistenti”, ma nel 1949 ne aveva quasi 500, distribuiti in circa 80 case, era dotato di una scuola funzionante e di una latteria, dove arrivavano fino a cinque quintali di latte al giorno. È qui, nell’ex latteria turnaria, inattiva dal 1968, che avrà inizio l’avventura di Caterina Tamussin, da anni intraprendente gestrice del più antico rifugio alpino delle Alpi Carniche, il Marinelli, locale che d’inverno è chiuso. Si sono rivolti a lei, i “gjvianots”, residenti e non, che due anni fa, nella forma di “amministrazione dei beni civici di Givigliana e Tors” hanno investito la cospicua somma di 100.000 euro – non un centesimo proveniente dal pubblico – per la completa ristrutturazione e trasformazione dell’edificio, che nel corso degli anni era in parte diventato un punto di ritrovo e una sorta osteria co-gestita senza fini di lucro. Una qualifica, quest’ultima, sopravvissuta a fatica, grazie alla buona volontà dei paesani, ma che poi è andata a morire.


Dalle sue ceneri è rinata l’idea di rinnovare, aprendo un ristorante. I lavori si sono conclusi quest’anno – locali risanati, impianti elettrici, cucina professionale, arredi e rivestimenti tutti nuovi e persino wi-fi – ma il primo bando per l’affido della gestione è andato deserto. L’estate è trascorsa a locale chiuso. Del resto una attività del genere richiede professionalità, ma anche voglia di vivere in un posto servito da una strada stretta che si arrampica per trecento metri di dislivello e tre chilometri su un erto pendio, dove ci si nutre di luce, silenzi e panorama, ma dove potrebbero anche esserci tante giornate di pioggia, maltempo e nessun avventore. Un posto da briganti, anche se di buon gusto. E allora, che fare? Chiediamo alla Tamussin, hanno pensato a Givigliana. E la Tamussin ha detto sì. «Si chiamerà Pura follia, dice lei, perché uno sano di mente non si avventura in un’attività così. Ma a me piacciono le sfide, anche se quelli che ragionano in termini economici li ho avuto tutti contro». Caterina sa guardare al bicchiere mezzo pieno: «Se la gente viene al Rifugio Marinelli, perché non dovrebbe venire a Givigliana? Da casa mia a Collina ci metto 7 minuti per venire qui attraverso la pista forestale e 35 a piedi: quanti impiegano così poco per andare al lavoro?».


Il locale sarà aperto dal venerdì alla domenica e in altri giorni su prenotazione mentre tra il 25 dicembre e il 10 gennaio tutti i giorni. «Organizzeremo pranzi e cene a tema con cibo sempre fresco e ciaspolate in bosco collegando Givigliana con la Staipo da Canobio di Collina. Voglio che sia un luogo accogliente». Un ristorante con l’atmosfera del rifugio, dove sentirsi a casa propria. E l’escursionista cittadino di ritorno dalla gita sulle Alpi Carniche alle tre del pomeriggio cosa troverà in cucina? «Di certo qualcosa in più di “pan e formadi”: anche fuori orario un piatto caldo non mancherà mai».


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