Nel paese dove si sfidano Che Guevara e Mussolini sulle facciate delle case

Le gigantografie sono diventate un’attrazione della piccola realtà del Medio Friuli L’immagine del Duce dipinta nel Ventennio, quella del rivoluzionario un anno fa
Sedegliano 04 ottobre 2019 Murales Che Guevara e murales Duce ©Foto Petrussi
Sedegliano 04 ottobre 2019 Murales Che Guevara e murales Duce ©Foto Petrussi



Il faccione del Duce in stile nazionalista appare a piena parete, per niente sbiadito, nonostante i decenni trascorsi e il murale più recente del “Che” in bella mostra su facciate di case private del Comune di Sedegliano. Le immagini sono divenute una vera attrazione di visitatori incuriositi che, con foto e selfie le fissano come ricordo. I due personaggi storici diametralmente opposti, non hanno bisogno di presentazioni, forse simboleggiavano due anime del paese ormai passate. Gli estremismi di destra o di sinistra infatti non esistono più nemmeno qui.

Le figure comunque fanno ormai parte del “paesaggio” urbano del capoluogo e: «non disturbano nessuno» come dichiara l’assessore ai Lavori pubblici di Sedegliano Renzo Truant.

Una dimensione importante per i due faccioni di Mussolini, o più precisamente “testoni” chiamati all’epoca così in modo spregiativo. Ormai rarissimi in Friuli gli unici due esistenti sono proprio quelli di Sedegliano come riporta Gianni Bellinetti ricercatore storico di San Giorgio di Nogaro nel suo libro “Governare per slogan” scritte fasciste sulle strade del Friuli. Commissionate solitamente dal partito, le teste non erano mai sorridenti, ma statiche e solenni con lo sguardo truce ed impenetrabile. I ritratti del Duce venivano chiamati anche “Maschere” in quanto erano eseguite con una mascherina. L’immagine veniva ricoperta con una carta ruvida e porosa che veniva bucherellata e poi pichiettata con un tampone imbevuto di nerofumo (ecco perché è rimasta persistente nel tempo ed è dura farla scomparire, ndr) poi la figura era rifinita a mano. Le due immagini imponenti dovrebbero essere state dipinte verso la fine del ventennio fascista, una di queste si trova all’entrata di Sedegliano. Negli anni 1961/62 quest’ultima è stata riaffrescata per essere ripresa nel film “Gli Ultimi” di Padre David Turoldo con fotografia di Elio Ciol. Quando Turoldo ha deciso di ricreare l’ambiente degli anni 1930/35 ha ritenuto di ritoccarla dando l’impegno a un imbianchino del posto il quale, con scala e pennelli, ha iniziato a lavorare. «Un signore con la bici si è fermato e ha chiesto perché mai stava facendo questo lavoro. L’imbianchino ha risposto «Non sai che è tornato?!» Al che l’uomo stava per tirargli la bici. L’imbianchino ha spiegato come era la faccenda e tutto è finito a salame e vino». Questo aneddoto viene raccontato dal professore Giuseppe Di Lenarda di Coderno. A Sedegliano e nelle sue frazioni ci sono una decina di altri volti più piccoli del Duce, alcuni con l’umidità riemergono altri sono fortemente sbiaditi. Anni fa era nata una piccola polemica a livello comunale, ripresa anche da testate nazionali, in quanto il Comune era intervenuto per rinfrescare l’immagine di Mussolini spiegando che i lavori «non erano per una esaltazione del fascismo ma per evidenziare un fatto storico».

Il volto del “Che” invece è stato dipinto da Simone Fantini un artista di Gradisca di Sedegliano un anno fa su una facciata della casa di Henrick Fabrizio Rinaldi, personaggio molto noto a Sedegliano per aver esercitato per tanti anni in piazza Roma l’attività di barbiere.«Il “Che” era ed è per me un mito, il suo ricordo è incancellabile. Il mio sogno è sempre stato quello di lasciare un segno di colui che per me è stato l’eroe che ha segnato la mia gioventù». —

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto