Nel cimitero di San Vito alla scoperta dell’architettura monumentale cittadina
Elena Commessatti
Torna a grande richiesta il Genius loci cimiteriale. Dopo la puntata inaugurale del 26 luglio del 2017, con cui si aprivano le gite con la Community Mv, torna il tour tra le tombe, in una puntata dedicata ai sepolcri d’architetto e al Novecento.
Domani alle 11.30 andremo al Cimitero San Vito di Udine, insieme con l’architetto Massimo Bortolotti, autore di molti saggi dedicati all’architettura monumentale, e ritorneremo a raccontare, per chi non c’era, la grandezza storica della città dei morti, necessaria conoscenza per vivere al meglio quella dei vivi.
Se non fosse vissuto a Udine la maggior parte della sua vita il mercante di stoffe Dante Cavazzini non avremmo ora il nuovo museo d’arte moderna e contemporanea “Casa Cavazzini”, grazie alla donazione da parte sua della propria casa. E se non avesse scelto egli stesso al tempo l’architetto razionalista Ermes Midena come suo collaboratore artistico, non possederemmo la propaggine museale della sua tomba in cimitero: un capolavoro di vetro e marmo bardiglio. Ed è lì che vi portiamo.
E così, girovagando per tombe, e ricordando anche che a Milano, al Monumentale, i tour guidati sono seguitissimi e che in giro per il mondo il turismo cimiteriale è in costante aumento, (sono in tanti ad andare a Genova al cimitero di Staglieno da De Andrè o da Anna Magnani al Circeo), bene, per la Community dei lettori del giornale sabato ci addentreremo nella parte più antica: la centrale. È quella iniziata nel 1818 per intenderci, su progetto di Valentino Presani, ed è là che cercheremo le tombe progettate da Angelo Masieri e Carlo Scarpa, per committenti importanti come Luciano Veritti e la famiglia Romanelli. E poi c’è l’intreccio, poco indagato, tra Bonaldo Stringher, il primo governatore della Banca d’Italia e Marcello Piacentini, l’architetto del regime. Sarà l’architetto Bortolotti a innestare poi la storia dei monumenti dentro quella dei progetti ritrovati. E noi del Genius gli chiederemo: «Ma non c’era una porta realizzata dall’artista Lucio Fontana, quello dei tagli sulla tela per intenderci? E se sì, dov’è finita? Mica avranno rubato anche quella?».
Eh già, perché i giri in cimitero sono un’arma a doppio taglio. Fai conoscere la bellezza artistica della civiltà sepolta, ne fai in qualche modo pubblicità, e poi ti ritrovi che ne hanno rubato un pezzo. Un vaso in ferro battuto di Calligaris, l’artista forgiatore delle rose con i petali in ferro più morbidi del mondo, oppure una scultura di uno dei fratelli Basaldella. Persino la foto di qualche defunto, per prendersi la cornice. Ma vi rendete conto?
Comunque sia, noi ne raccontiamo la storia, che è immortale. Il giro sabato ha già esaurito i posti poco dopo la pubblicazione online, ma ne faremo ancora uno molto presto. —
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