Nei primi giorni no a cortisone e antibiotici: ecco con quali farmaci e terapie si curano a casa i pazienti Covid

UDINE. Dall’ossigenoterapia alla somministrazione degli antivirali, escludendo il cortisone e gli antibiotici. Se l’infezione viene trattata nei primissimi giorni della malattia, in molti casi si può evitare il ricovero in ospedale.
Non si tratta di somministrare farmaci specifici, bensì di seguire alcune regole di base mantenendo il contatto stretto con i medici di base che a loro volta possono contare sul supporto degli esperti.
Scritte dai tre infettivologi della regione, Massimo Crapis, Roberto Luzzati e Carlo Tascini, le regole saranno illustrate, giovedì 1 aprile, ai presidenti degli Ordini dei medici e ai medici di medicina generale, ai quali verrà chiesta la massima collaborazione.
L’obiettivo è quello di garantire cure adeguate a domicilio per evitare ricoveri ospedalieri e anche i drammi psicologi che il trasferimento dei pazienti nei reparti Covid può provocare.
I farmaci
A domicilio si possono trattare i pazienti nella prima fase della malattia: «Nei primi cinque, sette giorni – spiega il direttore di Malattie infettive dell’Azienda ospedaliera Friuli occidentale (AsFo), Massimo Crapis – la cosa più importante è non somministrare cortisone, cosa che invece vediamo fare abbastanza spesso».
Chi lo prescrive non sa che «il cortisone riduce la risposta immunitaria nei confronti del virus». Crapis lo sottolinea ricordando che il professor Pierluigi Viale, il direttore di Malattie infettive del policlinico Sant’Orsola di Bologna, ha scritto ai medici di medicina generale per invitarli a non prescrivere cortisone ai malati di Covid.
Lo stesso viene ribadito per gli antibiotici: «In questo caso – aggiunge Crapis – l’antibiotico non aggrava la situazione come invece fa il cortisone, ma non serve a nulla. Viene dato inutilmente. Gli antibiotici si usavano nella prima fase della pandemia poi la maggior parte degli studi scientifici hanno rilevato che non c’è alcuna evidenza di efficacia. È una terapia da non prescrivere».
L’ossigenoterapia
A domicilio può essere somministrata invece l’ossigenoterapia. Cosa che, in quest’ultima ondata, viene garantita dal personale dei Distretti sanitari anche per ridurre gli ingressi in ospedale.
«Nella prima fase della malattia l’ossigenoterapia di supporto può essere fatta sul territorio» sottolinea Crapis nel ricordare che è importante farlo sapere ai medici di medicina generale. «Se tutto quello che si è tentato di fare a casa non è sufficiente – sono sempre le parole di Crapis –, a quel punto, il paziente va ricoverato in ospedale».
Anticorpi monoclonali
Diversa la procedura per gli anticorpi monoclonali che vanno somministrati in ospedale a pazienti selezionati sulla base delle patologie pregresse. Una volta esaurita la flebo e concluso il periodo di osservazione, i pazienti possono rientrare nelle loro abitazioni.
Gli anticorpi monoclonali sono stati assegnati ai reparti delle malattie infettive che da oggi non hanno a disposizione un unico farmaco, bensì una combinazione di più farmaci. Anche Crapis, come ha già fatto Tascini, ricorda che gli anticorpi monoclonali hanno una certa efficacia nei primi giorni della malattia, al momento non c’è alcuna evidenza scientifica che riducano la mortalità.
Il documento
Il documento è stato messo a punto per fare ordine ed evitare possibili errori che potrebbero complicare la situazione. «È bene che tutti sappiano ciò che si può fare, l’intento resta quello di ottimizzare l’arrivo dei pazienti in ospedale» ribadisce il direttore delle Malattie infettive dell’Azienda Friuli occidentale, secondo il quale è giusto che anche la gente sappia cogliere i messaggi corretti.
«Chi meglio del medico di medicina generale può essere di supporto scientifico a domicilio?» si chiede Crapis auspicando di favorire, assieme ai colleghi Luzzati e Tascini, un coordinamento con gli stessi medici di medicina generale. In questo momento, in ogni regione si cercano di favorire le cure a domicilio nella primissima fase della malattia.
«Se da parte dei medici di medicina generale c’è l’esigenza di fare dei trial clinici ben venga – conclude Crapis , siamo pronti a chiedere le autorizzazioni al Comitato etico regionale. Questi progetti devono essere incentivati». —
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