Negozio ex Mercatone Uno svuotato a sorpresa a Reana

Operai al lavoro per eliminare gli arredi del punto vendita che è chiuso dal 2015 I dipendenti preoccupati anche per i ritardi del saldo degli ammortizzatori sociali
Reana del Rojale 10 giugno 2020 Mercatone uno ©Foto Petrussi
Reana del Rojale 10 giugno 2020 Mercatone uno ©Foto Petrussi

Maura Delle Case

/ REANA DEL ROJALE

Ennesima brutta sorpresa per i dipendenti dell’ex punto vendita Mercatone Uno di Reana del Rojale. Il negozio affacciato su via Nazionale, chiuso dal 2015, è in corso di smantellamento. Un gruppo di operai sta lavorando da alcuni giorni per eliminare gli arredi ancora presenti internamente: scaffalature, bancali, scrivanie.

«Stanno facendo tutto a pezzi per poi gettarli in un grande container posizionato appena fuori dal magazzino. Ma a quale scopo?»: teme l’atto finale Patrizia Tremul, portavoce del gruppetto di 14 dipendenti che loro malgrado sono rimasti agganciati al negozio di via Nazionale dopo aver fallito ogni tentativo di ricollocazione. Passando ieri davanti al negozio si è accorta dei lavori in corso e ha dato l’allarme.

«Dopo aver tentato in ogni modo di trovare un altro lavoro, ora ci troviamo davanti allo smantellamento del punto vendita e non sappiamo cosa pensare. Chi l’ha ordinato? E a che pro? Il proprietario lo rivuole indietro? Se restiamo senza muri allora è finita davvero», aggiunge Tremul, ricordando che Mercatone Uno prima e Shernon holding poi a Reana erano in affitto.

La preoccupazione per le storti dei “muri” si aggiunge a quella per la cassa integrazione straordinaria che, autorizzata dal ministero, deve ancora ricevere l’ok della direzione generale degli ammortizzatori sociali. In assenza di quello, l’Inps potrà liquidare solo parte del mese, quella coperta dalla Cigs, scaduta il 23 marzo.

«Non capiamo come sia possibile dover aspettare tanto un’autorizzazione – attacca la lavoratrice –. I soldi sono stati stanziati, l’Inps è già in grado di pagare, ma nulla si muove e questo mese noi dobbiamo accontentarci di una cassa ridotta ulteriormente».

Va ricordato che per effetto del passaggio a Shernon holding, l’azienda subentrata a Mercatone Uno e poi fallita a un anno dal passaggio di testimone, i lavoratori erano stati “costretti” ad accettare una riduzione d’orario che si era tradotta a cascata in una contrazione dello stipendio e quindi della Cigs. Ricorda Tremul: «Chi aveva firmato un contratto da 24 ore settimanali oggi prende 560 euro di cassa integrazione, chi 20 ore meno di 400 euro». Pochi, al punto che il decreto Milleproroghe aveva riconosciuto ai lavoratori – 1.700 a livello nazionale – il diritto a un “conguaglio” per il 2019 pari alla differenza tra la cassa percepita e quella che avrebbero preso con i vecchi contratti.

«Neanche quella differenza però è arrivata – denuncia con amarezza Patrizia Tremul –, siamo stati abbandonati da tutti: dalla politica, dalle istituzioni, dal sindacato. Nessuno si preoccupa più di noi». —

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