Napoleone e Joséphine documentario in Friuli

Domenica sul set a palazzo Caiselli. Una produzione italo-francese che interessa Rai Storia e Raitre.

UDINE. Giuseppina di Beauharnais settecentesca dama sposa di Napoleone Bonaparte, conosceva perfettamente i meccanismi di coppia. Ovvero quando dare spago al consorte e quando riavvolgerlo. «Se il Trattato di Campoformido – spiega il regista francese Eric Ellena – strambò d’improvviso in favore del marito, fu merito suo. Abituato a trattare con le truppe, il generale usava malamente i toni, spesso alzando i volumi anche con il conte Louis de Cobentzel, il rappresentante degli Asburgo d’Austria. Giuseppina non sopportava più il clima friulano e bramava di tornarsene a Parigi dai figli (Eugenio e Ortensia, frutti del primo matrimonio con Alessandro) quindi cercò di spingere l’affare verso la conclusione, consigliando al marito di usare atteggiamenti più aristocratici quando interagiva col nobiluomo austriaco. E la strategia funzionò». Non è un caso che la gentildonna nata in Martinica fra gli schiavi e diventata imperatrice, sia evocata e celebrata in una domenica mattina a palazzo Caiselli. Location impeccabile – scenografia naturale con affreschi e controsoffiti – per aggiungere fotogrammi fondamentali al documentario À la recherche de Joséphine, una coproduzione italo-francese fra la French Connection Film e la Quasar Multimedia di Moruzzo di Michele Codarin, Marta Zaccaron e Giorgio Milocco.

A Monsieur Ellena preme rivalutare la figura della donna, ancor oggi vessata in Francia per le accuse di fedifraga e opportunista. «Sono anni che il progetto gira e rigira nella testa, almeno da quando mi presentano Bernard Chevallier, l’artefice della rinascita della Malmaison, il castello dove Giuseppina morì nel 1814. E così comincio la lunga ricerca che mi consente di riunire tutti i tasselli di una vita, dalla natia isola delle Antille, alla scampata ghigliottina in Francia durante la rivoluzione, alle nozze con Napoleone fino alla separazione».

In Friuli Bonaparte si guadagnò la Storia. Arrivò da eccelso graduato dell’esercito, ma nulla più, e rientrò in patria da eroe. La fine delle ostilità era invocata dalla Francia come una salvezza necessaria e il successo della diplomazia napoleonica portò enormi vantaggi alla potenza transalpina. L’interno del palazzo udinese, già dalle prime ore del mattino, è un set in fermento. Le comparse udinesi alla prova costumi (Mauro Facchin, Monica D’Amico, Marco Righini, Nicoletta Benvenuti, Paolo Foramitti e Carla Pegoraro), Napoleone si sventola con l’ingombrante copricapo ed è pronto al ciak si gira, il direttore della fotografia Michele Codarin si preoccupa che i tagli di luce siano quelli giusti, Ellena suggerisce ai suoi attori le gestualità corrette. Il documentario è previsto in due puntate da 52 minuti l’una e vanta già un girato poderoso fra Milano, Venezia, Strasburgo, Plombières, il Lago Maggiore e ovviamente la Francia. «Sono interessate Rai Storia e Raitre, per quanto riguarda il fronte italiano», specifica Ellena. Il gancio udinese è stato l’editore e storico Paolo Foramitti, uno dei più ferrati specialisti italiani di Napoleone Bonaparte. «A loro interessava il cosiddetto periodo friulano della coppia – racconta – e sono tanti i luoghi che ancora conservano le testimonianze di un passaggio. A parte i ben noti palazzo Florio e Villa Manin, i due palcoscenici del trattato di Campoformido, ci si dimentica della sede arcivescovile di Udine, dove Napoleone e Giuseppina trascorsero la notte prima della partenza». E il vescovo? «Costretto a fare in fretta fagotto per lasciar posto al quartier generale transalpino». La stanza è ancora lì, a trattenere i segreti di immaginabili palpiti d’amore.

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