Muore a 17 anni, il dolore dei genitori: «La nostra Debora, una figlia esemplare»

Parlano la mamma e il papà della ragazza deceduta per un malore sotto la doccia. Comune di Sacile e il liceo Pujati stretti intorno alla famiglia

SACILE. «È un vuoto che ci sentiamo dentro: da quando Debora non è più con noi a scuola». È stato un altro giorno speciale, a Sacile, dedicato al ricordo della compagna di classe Debora Andrea Olaru: quello di 20 studenti nella classe 4A scientifico del liceo Pujati che hanno bisogno di tempo. Hanno cancellato la visita guidata a Vicenza: la mostra su Van Gogh può attendere.

Scivola in bagno e batte la testa: muore studentessa di 17 anni


«Il dolore è questo vuoto assurdo – Francesco, Gaia e Maddalena hanno dato parole ai sentimenti – che opprime dentro». Di Debora ricordano la felicità. «Era una ragazza sempre contenta – ha aggiunto Samantha –. Contagiava gli altri, intorno: era amica di tutti». I ricordi sono flash dei viaggi di istruzione, quelli sulle paure condivise per un compito in classe, un’interrogazione. “Debora era una ragazza semplice e solare». Un’amica che manca: a tutti.

La famiglia. «Debora era una figlia esemplare». Ha la voce rotta dal pianto il papà Costel che è arrivato con la moglie Nicoletta a San Giovanni di Livenza e si è integrato nella comunità sacilese. «Non riusciamo a stare senza Debora: manca il nostro angelo – Costel lavora come elettricista –. Una figlia straordinaria che ci ha lasciato all’improvviso». La mamma di Debora è assistente sociale a domicilio. «Non ci posso credere a questo incubo: a volte dico che devo svegliarmi – aggiunge Nicoletta, una donna forte –. Ci hanno raggiunto i genitori dalla Romania e sabato arriveranno da noi altri parenti: siamo molto uniti. Aspettiamo il nulla osta dopo l’autopsia di domani: per dare a nostra figlia le preghiere, tutto l’amore». Il rito funebre ortodosso sarà celebrato nella chiesa Santissima a Pordenone, poi la salma verrà sepolta nel cimitero di Francenigo. «Non sappiamo ancora la data – hanno aggiunto i genitori –. Forse sabato oppure lunedì».

La comunità. Il dolore è straziante: la comunità liventina si è stretta intorno alla famiglia Olaru. «Siamo vicini alla famiglia – ha detto il sindaco Roberto Ceraolo –. È una disgrazia che ci lascia senza parole, se non quelle del conforto. Spero che i genitori sentano la nostra vicinanza e possano farsi forza per superare questo momento di grande disperazione».

La scuola. Per tanti è un dolore profondo, a scuola. «Era spontanea – ieri erano attoniti anche i professori e bidelli –. Come sanno esserlo gli studenti impegnati con grande umiltà, sempre pronti a mediare di fronte alla distanza generazionale, a fare dei sacrifici». Se n’è andata, all’improvviso, con la leggerezza di 17 anni, Debora che amava andare a scuola. Vittima di un malore fatale, in casa lunedì pomeriggio scorso, mentre la madre Nicoletta era al liceo Pujati nel colloquio generale con i docenti. «A scuola era sempre attiva – la ricordano con affetto anche il dirigente Aldo Mattera e il vicario Enrico Ioppo –. Era l’esempio dell’impegno e della serietà». Simpatica, sempre curiosa: amava la vita. «È stata un punto di riferimento in classe – ha ricordato un’insegnate –. Dicevano gli antichi che chi muore giovane è caro agli dei, ma Debora ci manca». La comunità della scuola non si rassegna. «Non si può morire – dice una bidella – a 17 anni e con il futuro negli occhi».

La Procura apre un'inchiesta. La Procura di Pordenone ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo per poter disporre l’autopsia su Debora Olaru, la 17enne di San Giovanni di Livenza rinvenuta esanime dai genitori nel bagno allagato. La ragazza si stava facendo la doccia, quando probabilmente ha accusato un malore ed è caduta sul pavimento.

Il pm Monica Carraturo, però, vuole sgombrare il campo da ogni possibile dubbio. Il fascicolo è stato aperto a carico di ignoti.
 
Quando sono arrivati a casa i genitori hanno trovato l’appartamento allagato dall’acqua della doccia che stava continuando a scorrere e la figlia riversa a terra, agonizzante. Subito papà e mamma hanno chiamato i soccorsi: sul posto sono arrivate un’auto-medica da Conegliano e un’ambulanza invece del parco pordenonese.
Le manovre di rianimazione si sono protratte per 40 minuti sul posto e durante il tragitto in ambulanza verso l’ospedale di Pordenone senza che l’adolescente, però, riprendesse mai conoscenza.
 
In ospedale i medici non hanno potuto che constatare il decesso della diciassettenne. Non sono stati rinvenuti traumi da caduta o lesioni esterne. Da qui l’ipotesi di un decesso provocato da cause naturali.
Trattandosi di un decesso improvviso in giovanissima età, gli inquirenti vogliono fare luce sulle cause della morte dell’adolescente. Visto che la stessa azienda sanitaria, come da prassi in questi casi, aveva intenzione di disporre un riscontro diagnostico, la magistratura ha preso in mano la situazione, disponendo invece l’autopsia.
Rispetto all’esame ospedaliero, quello autoptico non indaga soltanto sulle cause della morte, ma esamina ogni organo. La consulenza esterna è stata affidata al medico legale Antonello Cirnelli. L’autopsia è stata fissata per domani all’ospedale di Pordenone. 
 
La magistratura intende sondare però ogni ipotesi, anche la più remota. La ragazza avrebbe potuto essere salvata se le manovre di rianimazione fossero state praticate prima? È la domanda che si pongono gli inquirenti. Le risposte arriveranno dalla relazione del medico-legale. A seconda di quanto emergerà dall’autopsia, l’inchiesta potrà avere degli sviluppi, se dovessero essere rilevati eventuali profili di responsabilità oppure chiudersi con un’archiviazione.


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