Muore a 106 anni il più vecchio del Friuli

San Daniele, Giovanni Patriarca si è spento il giorno del suo compleanno. Era stato il primo a comprare il trattore in città.

SAN DANIELE. San Daniele ha perso il suo cittadino più anziano. Ieri mattina intorno alle otto nella nella Rsa di via Dalmazia infatti si è spento all’invidiabile età di 106 anni Giovanni Patriarca (le esequie martedì alle 10.30 nella chiesa di Madonna di Strada).

Il destino ha voluto che si spegnesse nel giorno del suo centoseiesimo compleanno a pochi metri dalla sua abitazione di via Dalmazia, la casa costruita nel 1952 con tanti sacrifici. L’uomo, tra i più anziani del Fvg, negli ultimi anni viveva assieme a un nipote Vito Simeoni, Patriarca non si era mai sposato e non aveva mai avuto figli, «ecco – scherza il nipote – il segreto di tanta longevità. Quella di mio zio – ricorda il nipote – era una famiglia molto longeva: sua mamma ha vissuto fino a quasi 102 anni». Classe 1907, primo di sei figli, unico maschio, nipote di don Emilio Patriarca, colui che aveva gestito la Guarneriana nel secondo dopoguerra, il signor Patriarca ha sempre vissuto a San Daniele, «sempre e solo lavorando – ricorda ancora il nipote -. La gran parte della sua esistenza l’ha dedicata ai campi: ha fatto il contadino per tanti anni: è stato il primo a San Daniele a comprare la “Bubba”, uno dei primi trattori».

Una vera e propria rivoluzione nell’agricoltura dell’epoca dove fino a quel momento erano utilizzati per il traino buoi e cavalli: «Lo zio lo aveva acquistato assieme ad altri due soci, ma era lui che lo guidava e ne curava la manutenzione. E se a San Daniele era l’unico modello, non è che in Friuli ve ne fossero molti altri: lo zio veniva chiamato a lavorare i campi fin nella zona di Latisana. Fino a quando l’agricoltura è stata la sua attività principale, si svegliava ogni giorno prima delle 5 e lavorava fino al tramonto: niente grilli per la testa – aggiunge Simeoni -: non era solito frequentare le osterie, non fumava e neppure beveva». Negli ultimi anni aveva lasciato la vita nei campi e si era dedicato alla falegnameria: l’ultimo datore di lavoro è stato Giuseppe Gallino. Lui comunque aveva sempre saputo fare un po’ di tutto: la casa l’aveva tirata su da solo e aveva realizzato da sé anche i serramenti.

Un’abitazione che è in quella che oggi è via Dalmazia: ma nell’anno che l’ha costruita non esisteva ancora nemmeno la vicina via Trento e Trieste, lì era ancora tutta campagna. Finché c’è stata la madre, ha vissuto con lei, poi da solo fino a 7 anni fa quando l’età non gli consentiva più di essere autosufficiente si è trasferito dal nipote. «Fino a qualche settimana fa è stato uomo lucido e pieno di risorse – aggiunge il nipote – fino a quando non è stato colpito, in luglio da due ictus». Giovanni lascia una sorella novantenne, 10 nipoti e i pronipoti.

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