Morto Marco Pirina storico delle foibe e consigliere in città

Stroncato da un infarto a 67 anni nella sua casa di Dobbiaco La moglie ricoverata per malore. I suoi libri amati e odiati
Bumbaca Gorizia Verdi, libro Pirina © Foto di Pierluigi Bumbaca
Bumbaca Gorizia Verdi, libro Pirina © Foto di Pierluigi Bumbaca

di Stefano Polzot

«Marco, basta scrivere adesso». Sabato sera, la moglie di Marco Pirina, Annamaria D’Antonio, lo aveva redarguito prima di uscire dalla loro casa di Dobbiaco, vicino a Bolzano, per fare una commissione. Lo storico, presidente del Centro studi Silentes Loquimur, era seduto in cucina, intento nelle sue ricerche. Al ritorno, la tragica scoperta: Pirina era riverso a terra, senza vita, con una piccola ferita sulla fronte determinata probabilmente dalla caduta. I sanitari non hanno potuto fare altro che accertarne il decesso per infarto e al tempo stesso soccorrere la signora Annamaria, colpita da un malore per l’emozione, ancora ricoverata nell’ospedale di San Candido. Per i funerali, che dovrebbero svolgersi a Pordenone, si attendono, per l’appunto, le dimissioni della vedova, mentre domani arriverà in città il fratello Franco da Roma. Dopo le esequie, come da sua volontà, Pirina sarà cremato.

Nato a Venezia nel 1943, di origini venete e friulane (i nonni erano di Montebelluna e Udine), nascoste dall’accento romano che segnalava la sua formazione nella capitale, Pirina è conosciuto per il lavoro di ricerca sulle foibe, avviato alla fine degli anni Settanta. Il suo impegno è servito ad accendere i riflettori sul drammatico periodo post-bellico come ammise Gianni Padoan (il partigiano Vanni) nel 2000: «Per quel che riguarda l’opera di ricerca di Pirina in merito al misfatto delle foibe, egli ha scritto numerosi articoli e libri che hanno indotto la magistratura romana ad aprire di nuovo il processo. E’ certo che gli storici, che vorranno cimentarsi attorno a questo doloroso episodio della guerra di Liberazione jugoslava, non potranno ignorare il suo lavoro». Una ricerca che ha portato all’edizione di oltre 30 volumi, oggetto di forti contestazioni da parte di chi ha considerato la sua opera un revisionismo che puntava al ribaltamento del verdetto della storia.

Un dibattito, che non si esaurirà certo con la sua morte, rispetto al quale hanno una grande attualità le parole di Carlo Sgorlon: «A me Pirina - disse al Messaggero Veneto - ricorda quell’ex soldato giapponese dell’Arpa Birmana, un film di quarant’anni fa, molto bello e molto umano, che si fa monaco buddista e invece di tornare in patria resta in Birmania a cercare i nomi e i corpi dei commilitoni».

Pirina si è dedicato anche all’attività politica: nel ’93 fu eletto consigliere comunale leghista a Pordenone, per poi fondare, qualche anno dopo, Forza Italia. Confermato nel ’97 e nel 2001, cinque anni fa lasciò la politica per dedicarsi completamente alla ricerca storica, tenendo centinaia di conferenze in tutta Italia.

Era stata accusata dalla titolare del Bar Panorama di cui era dipendente, di aver lavorato, ovviamente per altri, durante la malattia, ma Elisa Venerus, assistita dall’avvocato Marco Zucchiatti, ha dimostrato in aula, davanti al giudice Biasutti, di essere innocente. E’ stata dunque assolta per non aver commesso il fatto. Proseguirà invece, sempre in tribunale a Pordenone, l’altro procedimento - una causa di lavoro - che la giovane donna ha avviato nei confronti dell’ex titolare.

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