Morto Eligio Grigoletto: è stato uno dei padri del Cro di Aviano

Aveva 83 anni e ha dedicato tutta la vita alla lotta contro i tumori. La collaborazione con la Via di Natale

PORDENONE. «Ho ancora le energie per lottare contro il nemico d’una vita. Ce la faremo». Il dottor Eligio Grigoletto era sempre in prima linea nella lotta contro il tumore: lo aveva combattuto da medico e negli ultimi anni raccogliendo fondi per la ricerca e sensibilizzando sull’importanza della prevenzione.

Grigoletto, originario di Campolongo Maggiore, è morto ieri, a 83 anni, a Padova. Può essere considerato uno dei padri del Cro di Aviano: con l’équipe che aveva creato all’ospedale di Pordenone ha consentito la nascita dell’istituto e il suo rapido sviluppo.

Dopo la laurea era diventato assistente di alcuni clinici. «La svolta – aveva raccontato – è avvenuta quando mio padre è morto di cancro: ho deciso in quel momento che avrei dedicato la vita alla cura dei tumori». Dal 1964 a Padova aveva affiancato prima come assistente e poi come aiuto il professor Bruno Bonomini, il primo a importare in Europa il cobalto per irradiare i tumori maligni.

Aveva poi cominciato a collaborare col professor Mario Fiorentino per far nascere la divisione di oncologia medica a Padova. Nell’agosto 1974 si era trasferito a Pordenone, con il compito di organizzare un reparto di radioterapia e oncologia.

Aveva selezionato un gruppo di giovani medici e li aveva inviati all’estero a imparare: tra questi Umberto Tirelli, Andrea Veronesi, Mauro Trovò, Rino Tumolo, Diana Crivellari. «Nelle riunioni – ricorda Tirelli – ci diceva che saremmo diventati tutti primari. Ed è stato così».

La sua strada si era anche incrociata con quella di Franco Gallini e la sua Via di Natale, che voleva un centro dei tumori ad Aviano: mentre Gallini raccoglieva fondi, Grigoletto, che aveva sposato l’idea, e i suoi collaboratori coinvolgevano medici e popolazione nel progetto.

Nel 1984 era nato l’istituto pedemontano e Grigoletto era diventato primario della divisione di radioterapia oncologica e primo direttore scientifico. Aveva lasciato l’istituto qualche anno dopo e nel 1991 vi era rientrato. Nel 1994 aveva fatto ritorno all’ospedale di Pordenone che aveva lasciato nel 1997.

Una vita spesa per combattere il cancro, battaglia che non si era fermata neppure con la pensione. Era un acceso promotore dell’importanza della prevenzione, mettendo a punto screening per la popolazione quando ancora non se ne parlava.

«È stato il mio maestro – afferma Tirelli –, una persona eccezionale dal punto di vista scientifico e umano. Io sono stato folgorato da lui in ospedale a Pordenone. Mi ha mandato negli Stati Uniti. Era una persona geniale e aperta. Ogni giorno mi ricordo che ci faceva vedere diapositive di cose che aveva visto fare all’estero.

Ha portato a Pordenone una ventata di novità ed è stato il vero motore scientifico della nascita del Cro di Aviano. Credo che l’istituto debba intitolargli una sala o ricordarlo in qualche altro modo».

«Sarebbe stato difficile avere il Cro di Aviano senza il reparto che aveva creato a Pordenone – riconosce Alfonso Colombatti, ex primario dell’istituto –. Si dedicava molto ai pazienti e ha avuto la capacità di creare un gruppo di persone molto valide, che poi sono diventati primari».

Cordoglio e vicinanza alla famiglia sono stati espressi da Mario Tubertini e Paolo De Paoli, direttori generale e scientifico del Cro.

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