Morti per amianto, terzo filone dal Gip

È approdato dinanzi al giudice delle udienze preliminari, Massimiliano Rainieri, il terzo filone della maxi-inchiesta che la Procura della Repubblica sta conducendo da oltre tre anni per le morti da amianto avvenute tra i dipendenti dei cantieri di Monfalcone. Questo procedimento riguarda 41 decessi dovuti a carcinoma polmonare correlato all’asbestosi di cui la Procura chiama a rispondere di omicidio colposo in concorso tra loro 19 persone tra i vertici dell’allora Italcantieri e direttori e responsabili di vari uffici dell’azienda monfalconese. Erano 21 gli indagati, ma due (Guglielmo Bette e Giampaolo Framarin) sono nel frattempo deceduti e la loro posizione è stata stralciata.
Dall’inchiesta condotta dai sostituti procuratori Luigi Leghissa e Valentina Bossi, diversi casi di morte sono stati archiviati perché non c’era la prova certa che il carcinoma fosse stato causato principalmente dall’esposizione all’amianto e non da altre cause. Nei decessi, invece, di cui si discuterà in Tribunale, secondo la Procura e quanto emerso dagli esami clinici, il tumore polmonare sarebbe stato provocato proprio dalla fibra killer. Ma sarà comunque il dibattimento processuale, nel quale avranno un ruolo importante le consulenze medico-legale che saranno portate dalle parti in causa, ad accertare le vere cause. Ieri si è tenuta la prima udienza preliminare dedicata alle procedure istruttorie. Si sono costituite una trentina di parti civili tutte rappresentate da familiari delle persone decedute. Nessun ente o associazione come Provincia e Comune di Monfalcone, la Fiom-Cgil e l’Associazione esposti amianto si sono costituiti parte civile, come era accaduto invece per il primo maxi-processo, che si sta avviando alle battute finali. Il giudice Rainieri - la pubblica accusa era rappresentata in aula dal pm, Luigi Leghissa - ha ritenuto di dedicare al caso una seconda udienza, fissata per il prossimo 30 aprile, per valutare le richieste delle parti civili e quelle dei singoli imputati che, pur indagati tutti per concorso in omicidio colposo, hanno posizioni processuali diverse.
Il campo di indagini di questo filone riguardano gli anni che vanno dagli anni Settanta ai Novanta e durante il periodo cambiarono anche gli incarichi all’interno dell’Italcantieri prima e Fincantieri poi. Nella decisione del rinvio dell’udienza ha pesato il fatto che si vuole attendere la sentenza del maxi-processo attesa tra la fine di marzo e i primi di aprile. Nell’udienza del 30 aprile il gup deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio avanzata dalla Procura. Gli indagati in questo terzo filone dell’inchiesta sono gli ex presidenti dell’Italcantieri Giorgio Tupini, 90 anni, e Vittorio Fanfani, 93; Enrico Bocchini, 90, già presidente del Consiglio di amministrazione; Corrado Antonini, 78, ex direttore generale; Manlio Lippi, 90, ex direttore del cantiere e i dirigenti Livio Alfredo Minozzi, 67, ex capo del personale, Mario Abbona, 89, ex responsabile della sicurezza, Roberto Schivi, 74, ex capo del personale; e ancora Antonio Zappi (77 anni), Saverio Di Macco (81), Cesare Casini (85), Italo Massenti (84), Aldo La Gioia (85), Glauco Noulian (88), Roberto Picci (82), Peppino Maffioli (75); e tre legali rappresentanti di ditte che operavano in subappalto al cantiere di Panzano: Roy Winston Rhode di 69 anni, Ronald Roxby Rhode, 77 e Giuseppe Poggi di 69 anni.
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