Morta dopo la visita, tre medici indagati

GEMONA. Tre medici dell’ospedale di Gemona sono indagati dalla Procura di Udine per l’ipotesi di reato di omicidio colposo, in relazione al decesso di Sandra Cargnelutti Venturini, 62 anni, di Gemona.
La donna ha cessato di vivere il 3 marzo, cioè pochi giorni dopo che il marito l’aveva accompagnata nello stesso ospedale gemonese, per essere visitata a seguito di un malore che l’aveva colta in casa.
L’ipotesi al vaglio degli inquirenti è che non le siano state prestate le cure che avrebbero potuto evitarne la morte, per cause ascrivibili a «negligenza, o imprudenza o imperizia». A sollevare il dubbio è stato il marito, attraverso un esposto giunto alla Procura a funerali già fatti (ma con il cadavere non ancora seppellito, per la scelta della donna di essere cremata).
Esaminato il documento, il pm Lucia Terzariol ha deciso di disporre sul corpo l’esame autoptico. Identificati i tre medici che il 20 febbraio l’avevano seguita, il magistrato li ha iscritti sul registro degli indagati come atto di garanzia e fatto notificare l’avviso a loro e ai rispettivi difensori, per la nomina di eventuali consulenti di parte. Nei guai sono finiti una dottoressa del Pronto soccorso, un collega di Neurologia e un terzo collega di Radiologia.
Si tratta, naturalmente, soltanto di una primissima ipotesi investigativa, basata al momento sulla ricostruzione del marito. La moglie si era sentita male venerdì 20 febbraio, mentre preparava il pranzo: un formicolio sul lato sinistro. Giunta in Pronto soccorso, era stata sottoposta a una serie di accertamenti, proseguiti anche il venerdì successivo.
Poi, era stata mandata a casa. Ma la domenica i sintomi si erano ripresentati: un forte capogiro e di nuovo formicolii, questa volta sul lato destro del corpo. Vana a quel punto la corsa in ospedale: vista la gravità della situazione, la paziente era stata trasferita a Udine, dove è spirata due giorni dopo.
L’incarico conferito al medico legale Antonello Cirnelli, di Portogruaro, ha il duplice scopo di stabilire la causa esatta del decesso e l’eventuale riconducibilità dello stesso a una possibile “colpa medica”, ossia a un errore o una errata valutazione da parte di uno o più professionisti che la visitarono e che poi la lasciarono tornare a casa e senza una corretta prescrizione.
L’esito dell’autopsia si conoscerà oggi, ma per una risposta completa bisognerà attendere 45 giorni, termine assegnato dal pm al perito. Nel procedimento, il medico del Pronto soccorso ha nominato come legale di fiducia l’avvocato Luca Francescon e il radiologo l’avvocato Luigi Pugnetti.
Al neurologo è stato assegnato come difensore d’ufficio l’avvocato Maria Fedetica Jacob. All’autopsia erano presenti come consulenti di parte il medico legale Carlo Moreschi e il collega Maurizio Rocco.
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