"Moria di pesci, a Fontanafredda emergenza gestita male"

FONTANAFREDDA. La moria di pesci nell’Orzaia ha messo in moto un meccanismo di gestione dell’emergenza «con molte falle e troppi attori».
A sostenerlo è il vicesindaco di Fontanafredda, con delega all’Ambiente, Adriana Del Tedesco, che ha predisposto un documento da inviare in Regione per fare il punto delle azioni compiute – e dei relativi intoppi riscontrati – nel tentativo di arginare il danno ambientale che ha causato la morte di tonnellate fra carpe, trote e anguille.
Le difficoltà più evidenti, dice il vicesindaco, hanno riguardato «la tempestività degli interventi, le competenze e il coordinamento delle varie azioni».
La segnalazione della presenza di carcasse a pelo d’acqua era partita il 21 luglio dai cittadini di Nave all’Ente tutela pesca. Quest’ultimo, a sua volta, chiamava in causa l’Arpa per i necessari prelievi, mentre il sindaco e la polizia locale venivano informati nel tardo pomeriggio.
«Il giorno seguente – spiega Del Tedesco – l’Arpa ha eseguito i prelievi e l’ufficio Ambiente iniziato a coordinare i vari enti in campo». Oltre all’Arpa e all’Ente tutela pesca: Aas5, Forestale, Istituto zooprofilattico e protezione civile (che ha messo a disposizione una barca per i prelievi e per posizionare la rete per trattenere i pesci morti).
«La raccolta degli animali, tuttavia, non poteva essere effettuata da nessuno di questi innumerevoli attori, neppure dal servizio veterinario provinciale. La questione competeva solo a una ditta specializzata che il Comune avrebbe dovuto chiamare sulla base di un’offerta da reperire sul Mepa (il mercato elettronico della pubblica amministrazione, ndr).
Procedura che, da sola, richiedeva almeno un paio di giorni». Se i pesci morti fossero stati pescati con tempestività, oltretutto, si sarebbe evitata la dispersione nella Livenza dovuta alla rottura delle reti di contenimento causata dal maltempo.
«Serve un maggior coordinamento – l’appello del vicesindaco –, ma soprattutto una migliore definizione della catena di comando di fronte alle emergenze ambientali a carico dell’ente pubblico. La soluzione non può essere la produzione di tanti “ordini” cartacei, senza nessuno che metta concretamente mano al problema.
Alla Regione chiediamo un “vademecum” operativo per una corretta definizione delle competenze e della tempistica da osservare in situazioni di emergenza, con la previsione di eventuali deroghe e soprattutto l’individuazione di un Ente che faccia da capofila».
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