Il monito dell'arcivescovo alla messa per la pace: «Nessuno può tirarsi indietro»
A Udine monsignor Lamba ha ricordato che «ogni persona è fatta a immagine e somiglianza di Dio, al di là della razza, del popolo, della nazione che rappresenta, e per questo merita rispetto»

«Nessuno si può tirare fuori». È il monito che il vescovo di Udine, monsignor Riccardo Lamba, ha voluto lanciare dal pulpito della chiesa di Santa Maria in castello dove è stata organizzata la veglia di preghiera per la pace nel mondo. E accanto alla pace il presule ha ricordato l’importanza della responsabilità. Un concetto che riguarda tutti.
Perché se da un lato «ogni persona è fatta a immagine e somiglianza di Dio, al di là della razza, del popolo, della nazione che rappresenta, e per questo merita rispetto» dall’altro monsignor Lamba ha invitato tutti a intraprendere «un cammino di conversione intellettuale, morale, spirituale».

Ognuno insomma deve fare la sua parte. Perché il cammino verso la pace deve coinvolgere «uomini e donne di tutti i luoghi, di tutte le nazioni, di tutte le convinzioni politiche e religiose: nessuno ne è escluso. Nessuno si può tirar fuori, dicendo: “Io ho già fatto” oppure “Io ho già fatto abbastanza e adesso aspetto che siano gli altri a fare qualche passo”».
All’appello del presule hanno risposto molti fedeli e tanti esponenti della politica cittadina a cominciare dal sindaco Alberto Felice De Toni: «La mia presenza qui ha un significato profondo. Se fossi andato allo stadio mi avrebbero considerato favorevole a Israele, avessi partecipato alla manifestazione alla Palestina, ma io mi sento vicino a entrambi e la preghiera con cui il vescovo ci ha chiamato a raccolta mi è sembrato il modo migliore per lanciare un messaggio di pace. Udine si è messa ancora una volta a servizio del Paese e mi auguro che se ne terrà conto anche perché il prezzo pagato è comunque alto visto che molti negozi sono rimasti chiusi».

Valutazioni queste fatte prima degli scontri che si sono poi verificati in centro a conclusione del corteo. Insieme al sindaco erano presenti alla veglia gli assessori Stefano Gasparin, Gea Arcella e Andrea Zini il consigliere Carlo Giacomello, Andrea Sandra e anche, in rappresentanza del centrodestra, Francesca Laudicina e Giovanni Govetto.
Nel corso della cerimonia è stato letto anche un messaggio del patriarca latino di Gerusalemme, il cardinale Pierbattista Pizzaballa: «Il clima di odio ha creato violenza che a sua volta ha alimentato altro odio in un circolo vizioso che ha lasciato il campo a estremisti da una parte e dall’altra. Ma anche in questo contesto difficile c’è chi persegue la giustizia anche pagando un prezzo personale altissimo e questo fa sperare che anche qui, non so come, non so quando, ci può essere un futuro di pace».
L’auspicio del vescovo è che «in Ucraina e in terra Santa nessuno alzi più le mani contro il proprio fratello».
Nell’apertura dell’omelia, Lamba ha ricordato l’enciclica Pacem in terris (1963) di San Giovanni XXIII rivolta non solo alla Chiesa, ma a tutti gli uomini e le donne di buona volontà: «La pace in terra è un anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi. Questa pace può essere instaurata e consolidata solo nel rispetto dell’ordine stabilito da Dio».
Un ordine che «è sempre stato capace di destare stupore e meraviglia», ma che si rivela fragile: «l’uomo, quindi ciascuno di noi - ha sottolineato il vescovo -, se da un lato si stupisce di questa sapienza di Dio, dall’altro lato fa esperienza del fatto che quest’ordine è stato ferito ed è continuamente minacciato da innumerevoli patimenti: discordie, gelosie, dissensi, invidie, divisioni, fazioni, ambizioni di potere, successo».
E come ritrovare l’ordine? «Dio chiede a ciascuno di noi un cammino di vera conversione e ci dà la grazia per poterlo fare! Un cammino caratterizzato dalla ricerca della verità, della giustizia, del rispetto della libertà e della dignità di ogni persona e di ogni popolo: ogni persona è stata creata a immagine e somiglianza di Dio, a prescindere dalla sua provenienza. Ogni creatura è creatura di Dio, già solo per questo merita di essere rispettata. È un cammino di conversione intellettuale, morale, spirituale, che coinvolge uomini e donne di tutti i luoghi, di tutte le nazioni, di tutte le convinzioni politiche e religiose: nessuno ne è escluso».
Insomma, «attuare la vera pace è compito anche nostro. Tuttavia, è un compito che non riusciremo mai a portare a termine con le sole forze umane: sarebbe impossibile. È allora necessario l’aiuto dall’“alto”, cioè da Dio stesso. Oggi siamo qui, davanti al Signore risorto e vivente, per invocare questo aiuto. Per questo la nostra invocazione in questi giorni – e San Giovanni XXIII lo scrisse oltre sessant’anni fa! – sale più fervorosa».
Nella conclusione dell’enciclica la citazione della lettera di San Paolo apostolo agli Efesini: «Egli [Cristo] è la nostra pace, egli che ha fatto dei due un popolo solo, abbattendo il muro di separazione che era frammezzo, cioè l’inimicizia, e per creare in se stesso un solo uomo nuovo, facendo la pace e distruggendo in se stesso l’inimicizia. Egli è venuto perciò ad annunziare la pace a voi che eravate lontani e pace a coloro che erano vicini».
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