Missionario pordenonese bloccato in Kenya

Riccardo Lizier, 84 anni, si occupa di un centinaio di orfani dopo l’uccisione nel 2005 del suo amico vescovo Luigi Locati
Da due anni il pordenonese Riccardo Lizier, ex dipendente della Olivetti di 84 anni, si prende cura di un centinaio di orfani a Isiolo, in Kenya. Con la morte del fondatore dell’orfanotrofio, il vescovo Luigi Locati, ucciso nel 2005, si è ritrovato a dover gestire la struttura, nonostante i gravi problemi di salute consiglino un suo rapido rientro in Italia. Se lasciasse i bambini, le autorità potrebbero accusarlo di abbandono di minori e arrestarlo. Una vita che merita di essere raccontata, quella di Lizier, padre di Silvia, medico di base a Brugnera. Originario di Pordenone, in via Cavour, da giovane cominciò a lavorare per la Olivetti, l’azienda di Ivrea che ha lasciato un segno indelebile nella storia italiana. Conobbe direttamente il fondatore Camillo Olivetti e il figlio Adriano. Per la ditta eporediense girò tutto il mondo, dirigendo la costruzione delle sedi e di altri fabbricati. Viaggiando per lavoro, rimase colpito dalle condizioni di estrema povertà delle popolazioni africane. «Così – spiega la nipote Giulia Joubran, figlia di Silvia e di un medico di origine libanese –, una volta andato in pensione, decise di diventare missionario laico. Donò la propria liquidazione per l’avvio di alcuni progetti in Kenya, come la costruzione di acquedotti, ospedali e scuole alla periferia della capitale Nairobi, nel sobborgo di Ruaraka. Mia nonna, sino alla sua morte, gli fu vicino e condivise il suo progetto». Animato dalla profonda fede, Lizier diede vita a un’associazione missionaria assieme agli ex colleghi di lavoro, fondando l’Ivrea group. Nonostante i lunghi periodi passati in Kenya, inizialmente trovava sempre il tempo di tornare in Italia per qualche mese l’anno. Due anni fa la svolta. «Dopo la morte di mia nonna – prosegue Giulia – i sempre maggiori problemi di salute lo convinsero a rientrare definitivamente. Voleva però concludere la propria esperienza missionaria con un gesto simbolico: la costruzione di un edificio per la preghiera comunitaria di tutte le religioni presenti in Kenya. Mentre procedeva nella costruzione, il suo amico monsignor Luigi Locati, vescovo della cittadina di Isiolo, venne ucciso il 14 luglio 2005. Le suore che con lui gestivano un orfanotrofio chiamarono mio nonno in aiuto. Poco tempo dopo, però, furono richiamate in patria dalla casa madre. Mio nonno si ritrovò così responsabile di tutto il centro». Gli orfani, da una cinquantina iniziali, sono nel frattempo raddoppiati. «Mio nonno si sente responsabile nei loro confronti – conclude Giulia Joubran –, coerente con la propria fede e con il suo modo di pensare prima alle esigenze altrui e dopo a se stesso. Ma ormai è molto malato e alcuni degli abitanti della zona approfittano della situazione, lasciando i propri figli all’orfanotrofio in modo che siano accuditi. Da ultimo, se adesso lasciasse tutto, le autorità lo accuserebbero di abbandono di minori, con le conseguenze che si possono immaginare. Per questo abbiamo trasformato l’Ivrea group in una onlus chiamata “Bishop Opera Luigi Locati”, con la quale stiamo raccogliendo fondi per l’orfanotrofio. Adesso andremo in Kenya, dove i miei fratelli sono stati due mesi fa: starò lì tre settimane, i miei genitori un po’ di più, cercando di risolvere tutte le questioni aperte e di riportarlo in Italia».

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