Mise una bimba nell’asciugatrice: espulso

Finito di scontare la pena nel carcere di Pordenone, è stato ritenuto «socialmente pericoloso»

Nel 2011 mise nell’asciugatrice la figlia della convivente di due anni e mezzo, a Udine, per farla smettere di piangere. La piccola riportò ustioni di primo e secondo grado su diverse parti del corpo. Lui, Zoilo Adelio Pichardo Santana, 26 anni, dominicano, fu dapprima arrestato, poi gli furono concessi gli arresti domiciliari, poi fu di nuovo arrestato per evasione. Infine, il 31 gennaio 2012, fu condannato a due anni con rito abbreviato dal tribunale di Udine. Giovedì l’uomo è stato scarcerato – era detenuto a Pordenone – e accompagnato dalla polizia al Centro di permanenza temporanea e di assistenza di Milano su disposizione del questore di Pordenone, in esecuzione del provvedimento di espulsione emesso dal prefetto di Pordenone nel novembre 2011 perché ritenuto «socialmente pericoloso».

Il dominicano era pregiudicato, oltre che per lesioni aggravate in danno di minore, anche per reati inerenti lo spaccio di stupefacenti.

Zoilo Adelio Pichardo Santana era stato condannato a due anni di reclusione per avere infilato la figlia della compagna in un’asciugatrice, e a un altro anno e otto mesi, per avere intascato dalla ex, colombiana di 29 anni, di lì a un paio di mesi, 500 euro, in cambio della promessa di ritrattare, come di fatto avvenuto, le accuse sui presunti maltrattamenti che la stessa avrebbe rivolto verso la propria figlia. La donna era stata assolta perché il fatto non sussiste.

Vicende intrecciate, quelle che dal 3 marzo 2011, cioè dal giorno in cui la polizia intervenne nell’appartamento di Borgo stazione, a Udine, nel quale la bimba aveva subìto l’insolita punizione, avevano visto i due ex conviventi finire in un mare di guai.

La madre della piccola, cioè, dopo essere stata calunniata, si ritrovava costretta a pagare una somma di denaro, per poter sperare in un “ripensamento” della prima versione resa dal proprio ex, nonchè autore del pericoloso gesto compiuto ai danni della bambina di meno di tre anni. E che, per questo, era addirittura finita in manette. Ma per il collegio giudicante non fu lei a corrompere Pichardo.

All’inizio di marzo 2011 in lacrime raccontò agli inquirenti l’agghiacciante ricostruzione di uno scatto d’ira, che soltanto per un miracolo non era finito in tragedia. «Lei piangeva – disse –, voleva la mamma, non la smetteva di fare i capricci. E io mi sono innervosito, ho provato a tranquillizzarla facendole il bagnetto e alla fine, esasperato, l’ho chiusa dentro l’asciugatrice. L’ho fatto solo per spaventarla, ma quando mi sono accorto che la macchina era partita e che il cestello girava, ho cercato subito di spegnerla». La bambina riportò ustioni di primo e secondo grado.

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