Migranti, Udine può uscire dall’emergenza: basta copiare il modello Gorizia

In quel territorio è stato dimostrato che si può velocizzare l’iter di rimpatrio dei dublinanti  Le richieste di protezione internazionale vanno rese più omogenee nelle quattro province 
Udine 19 ottobre 2016 salvini alla cavalzerani Copyright Petrussi Foto Press MassimoTURCO
Udine 19 ottobre 2016 salvini alla cavalzerani Copyright Petrussi Foto Press MassimoTURCO

UDINE. A dicembre dello scorso anno a Gorizia arrivavano fino a 40 richiedenti asilo al giorno. Erano i mesi dell’emergenza, quelli in cui, anche a livello nazionale, i media raccontavano di migranti che si accampavano nei parchi cittadini e nella centrale galleria Bombi.

In quei giorni arrivavano prevalentemente pakistani e afghani che avevano già richiesto protezione internazionale in altri Paesi europei e, per le attese o per un rifiuto, avevano deciso di rimettersi in viaggio e provare a presentarla anche in Italia.

In quei mesi l’ex caserma Cavarzerani di Udine si stava lentamente svuotando, arrivando a ospitare meno di 200 persone. Oggi la situazione si è ribaltata: negli ultimi mesi a Gorizia l’arrivo di migranti si è drasticamente ridotto, in particolare grazie al lavoro della polizia. La ricetta? Una massiccia velocizzazione di tutti i processi relativi alle domande.

Il 90% degli arrivi che si registravano all’epoca era, come detto, di stranieri che avevano già presentato domanda d’asilo in un altro Paese europeo e quindi, secondo il trattato di Dublino, di persone che dovevano veder valutata la domanda nel Paese in cui era stata depositata.

Il velocizzare questa pratica ha portato Gorizia a essere la prima Questura in Italia a richiedere direttamente la “ripresa in carico” dello straniero al Paese competente. Tradotto: grazie al sistema Dublinet e alla collaborazione con l’ufficio di Roma preposto – l’Unità Dublino – il giorno stesso in cui lo straniero arrivava in Questura, dall’Ufficio immigrazione partiva la richiesta al Paese competente perché accogliesse nuovamente lo straniero.

Oggi i numeri si sono ribaltati: nelle ultime settimane Udine ha visto arrivare una media di almeno dieci stranieri al giorno mentre a Gorizia i dati si assestano attorno a una ventina di persone a settimana. A Udine, la Croce Rossa ha lanciato un grido di allarme dopo essere stata lasciata sola, con l’esclusivo supporto della Questura.

I migranti in arrivo sono “stipati” in un centro di accoglienza che non è adeguato a ospitare più di 300 persone, con moduli abitativi consegnati da mesi, ma ancora non agibili. Si parla spesso di “emergenza” in campo di immigrazione, spesso a sproposito.

Ma in questo caso la Cavarzerani è passata da 200 persone a maggio a 450 ad agosto. La soluzione? Una singola ricetta non c’è ma più azioni da intraprendere tra cui: rendere più omogenee le pratiche con cui vengono trattati i richiedenti asilo nelle quattro province.

Un rafforzamento dei rapporti con Slovenia e Croazia per la collaborazione tra corpi di polizia. Un immediato coinvolgimento dell’Ue: questi stranieri sono arrivati quasi tutti in Grecia e l’Europa può incidere aiutando Atene, riaprendo e implementando il programma relocation, rafforzando agenzie come Easo e Frontex.

In ultimo, una velocizzazione dei tempi di trattazione delle domande d’asilo permetterebbe un maggior rispetto dei diritti di chi arriva in Italia, ma anche maggiore rapidità nel sancire il diritto o meno di rimanere. —

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