Migranti, scoppia la grana-residenze
Lunghe file di stranieri all’esterno degli uffici comunali dell’Anagrafe. In molti se ne sono accorti. Cosa stavano facendo? Attendevano, forse, il rilascio dello status di rifugiato politico?Niente...

Bumbaca Gorizia 16_12_2017 Manifestazione Forum pro profughi © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Lunghe file di stranieri all’esterno degli uffici comunali dell’Anagrafe. In molti se ne sono accorti. Cosa stavano facendo? Attendevano, forse, il rilascio dello
status
di rifugiato politico?
Niente di tutto questo. Perché, in quest’ultimo caso, l’interlocutore è la Prefettura e non certo il Comune. Quindi? Si tratta di richiedenti asilo, prevalentemente pakistani e afgani, che chiedono l’iscrizione anagrafica nel Comune di Gorizia nel raggruppamento dei cosiddetti “senza dimora”, previsto dalla legge. Tutti hanno evidenziato che la residenza servirà per ottenere il rinnovo del permesso di soggiorno quali richiedenti asilo politico, in assenza del quale la Questura respinge la domanda.
L’interrogazione
di Gentile
Secondo quanto prevede la legge, per ottenere il domicilio e, quindi, la residenza in un Comune, è sufficiente, che i richiedenti “senza fissa dimora” si presentino all’ufficiale d’anagrafe e indichino la sede del proprio domicilio in un sito del territorio comunale: un’abitazione, un centro di accoglienza, uno studio o altro, e una persona garantisca, in sostanza, che il richiedente abbia il proprio domicilio nel luogo indicato. Fondamentale, quindi, la presenza di un “garante”. Il fenomeno non è sfuggito al capogruppo comunale di Forza Italia, Fabio Gentile, che ha presentato un’interrogazione al sindaco e all’assessore competente ricordando come, già in passato, avesse sollevato il problema.
«È vero che frotte di richiedenti asilo si rivolgono all’Anagrafe del Comune di Gorizia per ottenere la residenza, grazie alla dichiarazione di responsabili di centri di accoglienza e professionisti che ne dichiarano la dimora abituale eventualmente presso i loro studi professionali? Perché, se così fosse, parrebbe logico pensare che a Gorizia - sottolinea sibillino Gentile - ci siano davvero persone che fanno il possibile affinché i migranti non se ne vadano dalla nostra città ma rimangano qui, favorendo l’ottenimento della residenza che, in futuro, darà loro tutte le garanzie e i servizi previsti per i residenti e consentirà loro di partecipare a bandi per abitazioni popolari e contributi».
«Sono molto preoccupato – afferma Gentile dopo aver presentato l’interrogazione -, perché mi sembra sempre più evidente che il motivo per cui tanti richiedenti arrivano a Gorizia è per il fatto che qui trovano una rete di accoglienza che va ben oltre un tetto e un piatto di minestra e punta a far rimanere sul territorio queste persone. E i motivi di ciò non possono essere riconducibili solo alla solidarietà umana. Mi auguro che queste persone mostrino la loro faccia e ci spieghino i motivi per cui stanno facendo questo alla loro città». Peraltro, secondo Gentile, «per l’espletamento delle pratiche, gli stranieri sono accompagnati molto spesso da noti professionisti cittadini (avvocati) che in qualità di responsabili, ne richiedono la residenza anagrafica e dichiarerebbero la dimora abituale presso i loro studi professionali».
La posizione
del Comune
Dalla giunta arriva una prima risposta all’interrogazione attraverso l’assessore al Welfare, Silvana Romano. «Ho letto l’interrogazione di Gentile – afferma –, e ho chiesto informazioni su questa vicenda ricevendo tante conferme. Nei giorni scorsi, decine di richiedenti asilo si sono rivolti agli uffici comunali dell’Anagrafe con la richiesta di ottenere il domicilio e, quindi, la cittadinanza. Una richiesta che, se accompagnata dalla garanzia di alcuni cittadini goriziani, non può essere rifiutata dal Comune. Sono sconcertata, soprattutto per il fatto che ci possano essere goriziani che si assumono questa responsabilità. Porrò il problema nella prossima riunione di giunta affinché venga avviata una nuova battaglia per cercare di modificare quest’assurda normativa. Voglio ricordare che, con la residenza, queste persone, oltre a poter accedere da subito a servizi assistenziali e sanitari, fra due anni potranno accedere ai bandi per l’assegnazione di case e ricevere contributi. Come ogni altro cittadino goriziano».
Conclude Romano: «In ogni caso, abbiamo inviato anche un quesito alla Prefettura e stiamo attendendo risposta».
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