Maxi-appalto della sanità, a Udine resta Idealservice

Il Tar ha respinto il ricorso presentato da Dussmann e Gsa contro l’aggiudicazione di uno dei due lotti da 86 milioni di euro

UDINE. Il maxi-appalto da oltre 86 milioni di euro per il servizio integrato di pulizie negli ospedali e nelle Aziende sanitarie della regione resta nelle mani della cooperativa friulana Idealservice e delle aziende isontina Minerva e altoatesina Markas. Dell’Associazione temporanea d’imprese, cioè, che se l’era aggiudicato in via definitiva, lo scorso dicembre, e contro la quale tuttavia la seconda classificata aveva aperto una vertenza legale, definendo il provvedimento «illegittimo» e chiedendone l’annullamento. Ieri, la sentenza del Tribunale amministrativo regionale del Fvg ha messo la parola fine alla vicenda: respinti tutti i motivi del ricorso presentato dalla Ati formata dalla lombardo-tedesca Dussmann service srl e dalla friulana Gsa contro il Dipartimento servizi condivisi, che aveva assegnato l’appalto, e contro le concorrenti che lo avevano vinto, lo ha rigettato, confermando la piena regolarità dell’aggiudicazione della gara e dando via libera alla sottoscrizione del relativo contratto.

A sostegno della tesi di illegittimità, le ricorrenti - assistite dall’avvocato Valeria Zambardi, di Venezia - avevano enumerato «il difetto del requisito economico-finanziario, i requisiti dell’ex articolo 38 del codice degli appalti sulle condizioni di “moralità” dell’azienda e personali degli amministratori e la mancata effettuazione delle necessarie verifiche». Il ricorso si riferiva soltanto alla prima “porzione” dell’appalto - quella da 62 milioni 044 mila 669,50 euro - nella quale Dusmann e Gsa si erano piazzate seconde.

Proprio su tale aggiudicazione, le stesse aziende avevano fatto appello anche al presidente della Regione, Renzo Tondo, che aveva quindi chiesto chiarimenti a Carlo Favaretti, allora dg dell’Azienda ospedaliero-universitaria di Udine, da cui il Dsc dipende, Carlo Favaretti. Il caso, nel frattempo finito anche al centro di un’inchiesta della Procura di Udine tutt’ora aperta e delegata ai carabinieri del Nucleo investigativo, aveva così portato alla nomina di una commissione “speciale” per la verifica degli esiti della gara. A non andare giù alle seconde classificate, insomma, era il fatto che le tre aziende si fossero aggiudicate l’appalto in virtù di una sorta di “mezza vittoria”: il massimo del punteggio per la qualità del progetto, con un distacco sulle seconde di 14 punti, ma una quotazione inferiore alla loro sul prezzo, dove avevano proposto un ribasso dello 0,00109, offrendo 62 milioni 044 mila 006,65 euro rispetto alla base d’asta di 62 milioni 044 mila 669,50 euro. «La ricorrente - aveva osservato l’avvocato Zambardi - si è classificata seconda con un prezzo inferiore di ben 5,5 milioni rispetto alla prima classificata». Eppure, dopo che la questione del prezzo dell’offerta dell’Ati capitanata da Idealservice era stata esaminata e ritenuta congrua dalla Commissione dei tecnici appositamente nominata, nessuno dei punti portati all’attenzione del Tar ne aveva più fatto cenno.

Soddisfatti i difensori di Idealservice, avvocati Roberto e Fabrizio Paviotti. «Per difendere l’aggiudicazione della gara all’offerta formulata dal raggruppamento di Idealservice, di gran lunga la migliore, e, nel contempo, indirettamente la correttezza e trasparenza dell’operato della Commissione di gara - hanno affermato i legali -, abbiamo lavorato fianco a fianco con i tecnici della cooperativa. Vedere confermata dal Tar la piena legittimità della vittoria di Idealservice, che si è aggiudicata l’appalto grazie alle capacità e competenze maturate in tanti anni di lavoro sul territorio, è per noi un gran risultato e che permette alla cooperativa di continuare a svolgere il servizio, dando lavoro ai suoi soci lavoratori anche nel terribile periodo di crisi in atto».

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