«Matteo è il nome giusto, ma si decida: se invece servo, sono a disposizione»

ROMA. «Io ci sono, del resto sono sempre stata a disposizione del partito. Se però Matteo si candida alla segreteria, allora voglio dargli una mano con il compito di portare un bel po’ di gente, avendo come collante l’idea del cambiamento».
Debora Serracchiani, “governatrice” del Friuli dice di «non volere essere strumentalizzata », però non si tirerebbe indietro se la maggioranza del Pd si ritrovasse sul suo nome e il sindaco di Firenze puntasse solo alla premiership.
Serracchiani, lei quindi si candida segretario?
«Non è un’idea mia, è venuto fuori il mio nome... però non credo che questo sia il momento dei nomi. Se poi li si vuole fare, bene. Però è un’altra la partita vera».
Cominciamo lo stesso dai nomi.
«Al netto del fatto che non sono sciolti i nodi, come quello se il segretario del partito è anche il candidato premier, per me è Matteo Renzi la persona giusta a dare la spinta necessaria per allargare il cerchio del centrosinistra e per rifondare il Pd, trainando un bel gruppo di gente che vogliono cambiare le cose».
Tifa per Renzi segretario?
«Non ho ancora capito quale è la scelta che Matteo fa. Al di là di quella che può essere la figura del segretario, abbiamo un problema di idea del paese, e su questo lui esprime la proposta più forte e rappresentativa. Non starei lì a mettere le etichette, ma cercherei di individuare le persone che possano far fare questo salto di qualità, accettare la sfida culturale e soprattutto di innovazione».
Le regole fanno la differenza o sono un alibi all’incertezza di Renzi?
«Forse tutte e due le cose. Le regole sono sempre un problema quando non sono certe e condivise. Matteo questo nodo lo deve sciogliere in fretta: il contesto è complicato, certo, per la precarietà del governo, ma è arrivato il tempo di prendere delle decisioni ».
La coabitazione tra Letta e Renzi sarebbe difficile: e il governo rischia?
«Quella di mettere in difficoltà il governo non è l’ambizione o l’obiettivo di Renzi, né mio e neppure di quelli che guardano con interesse a una classe dirigente nuova, che venga dal territorio, che abbia acquisito esperienza formandosi e amministrando. Queste persone non hanno nessuna intenzione di creare un cortocircuito rispetto al governo Letta.
Il tentativo di rallentare l’iter del congresso, allontanandone la data, è un problema?
«Non è una questione di termini di scadenza, bensì di certezza delle regole».
Ma le candidature quando si presentano?
«Se non capiamo qual è la cornice, difficile che i colori messi nel quadro stiano bene insieme. Ci sono piccoli aggiustamenti di Statuto da fare. Ma tutte queste discussioni non vorrei dessero l’impressione che si stia facendo melina per evitare di prendere una decisione, quello non ce lo possiamo permettere». (g.c.)
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