Martedì l’ultimo blitz di Egidio Maschio a Morsano: «Si percepiva la sua tristezza»

I ricordi degli operai e le preoccupazioni per il futuro. Il sindaco: un duro colpo per il nostro paese. «Con lui ci sentivamo squadra. A luglio offriva la grigliata e ci faceva cantare l’inno aziendale»

MORSANO AL TAGLIAMENTO. «E adesso?». E adesso «rendiamo omaggio a un grande imprenditore. Non riusciamo a crederci, ancora. Dopo, speriamo che la società prosegua sulla strada da lui tracciata».

Di prima mattina è il tam tam di “radio Maschio Gaspardo” a spargere la voce che il suo leader è morto; l’azienda diramerà un comunicato di fabbrica alle 14, quando le tre bandiere del gruppo veneto e quella tricolore, nel quartier generale di via Mussons, vengono posizionate a mezz’asta.

Quel cancello, Egidio Maschio, l’aveva varcato l’ultima volta solo la mattina precedente. Come aveva fatto tante volte, spesso senza preavviso, nel corso degli anni.

«L’ultima nata era l’azienda di Portogruaro (inaugurata nel 2013 dal ministro Flavio Zanonato, ndr) dove si producono atomizzatori – raccontano gli operai durante la pausa pranzo – alla quale ci teneva particolarmente. Lì era pressoché tutti i giorni e, spesso, prima di rientrare faceva un giro anche qui».

A Morsano al Tagliamento, negli stabilimenti che, grazie alla loro collocazione geografica, danno lavoro a 300 impiegati e operai tra friulani, pordenonesi e veneti e dove si producono seminatrici, falciatrici e sarchiatrici.

Quando arrivano i delegati sindacali, gli operai si avvicinano, con uno sguardo interrogativo. E adesso? «Ci sono tante opportunità, ma anche tanti punti di domanda – dice Mattia Adami, Fiom-Cgil –. Aspettiamo le decisioni, Egidio Maschio ha una bella famiglia, speriamo vada avanti».

Gli operai scuotono la testa: «E’ una botta, questa. Pensavamo a uno scherzo di cattivo gusto, stamattina, anche perché non c’erano comunicazioni ufficiali, nessun fermo della produzione». Le bandiere a mezz’asta, però, parlano più della nota.

«Ora lasciamo che le acque si calmino – aggiunge Luca Ciaramella, Fim-Cils –, poi chiederemo conto alla nuova gestione e all’amministratore delegato del futuro». Chi era, per i lavoratori, Egidio Maschio? «Quello che ci ha dato da mangiare», sbottano coralmente.

L’altra mattina, l’ultima visita dell’imprenditore, a Morsano al Tagliamento. «A volte arrivava in Mercedes, altre in elicottero, poi con l’auto elettrica girava tra i reparti. Era di poche parole, diretto e concreto. Pensi – ricordano i lavoratori – che una volta chiuse all’improvviso il portone e ci finì contro, con la miniauto. Non fece una piega, retromarcia e di nuovo “ispezioni”».

Martedì, però, Egidio Maschio non era lo stesso: «Ha girato a piedi, sembrava avvilito, pensieroso. Ma un epilogo così non ce lo saremmo aspettati da un imprenditore di grande forza d’animo». Un operaio prosegue: «L’ho guardato negli occhi, l’ho salutato. Ma era insolitamente cupo». Molti pensavano alle preoccupazioni per il mercato dell’Est in sofferenza: «L’embargo alla Russia ha determinato un calo di commesse».

Denis Pizzutto, di Cinto Caomaggiore, Antonio Venuti, di Roveredo di Varmo, Armando Silan, di Valvasone e Davide Fabbro, di Orcenico Superiore, attendono in parcheggio, prima di cominciare il turno pomeridiano: «Prima di tutto per lui c’erano gli operai. Un bravo uomo, educato e rispettoso. E pagava puntuale, sempre, il 10 del mese. Ci mancherà la colonna portante, stamattina c’era un silenzio irreale, tra i reparti. Amava dirci che lo stabilimento era una famiglia di famiglie. E chiudeva: “Così vinceremo”. E adesso? Vedremo. Da venti giorni aveva assunto due manager che hanno preso il suo posto».

La famiglia Maschio era azionista di maggioranza del gruppo, ma il presidente aveva deciso di affidarsi a Massimo Bordi ex dg di Ducati e vicepresidente di Mv Augusta, come nuovo amministratore delegato, e Paolo Bettin in qualità di responsabile finanziario.

Quest’anno, a fine luglio, Egidio Maschio non sarà l’animatore della festa preferiale. «Offriva la grigliata a tutti e chiudeva con un discorso – «se sta bene la mia famiglia, staranno bene tante famiglie» – e con il canto “Sul ponte di Bassano”, sostituito le ultime estati dall’inno “Insieme con te, con noi, si vince”».

E guai a tenere la bocca chiusa: «Perché ce lo faceva ripetere». Ecco l’uomo «con la u maiuscola – aggiunge Rolando Grego, di Ronchis di Latisana, da trent’anni a Morsano – che quando decideva, così era e non dimenticava nulla. Con lui la fabbrica è cresciuta, tanta gente in più, tanto lavoro in più».

Giorgio Toneguzzo lavora nella più grande realtà del Sanvitese dal giugno 1974 e oggi sarà il suo ultimo giorno in fabbrica, prima della pensione.

«Avevo programmato una festa, ma rinuncio. Non è il caso e non è il momento. Ho sempre apprezzato la schiettezza di Egidio Maschio: se doveva dire qualcosa, lo faceva direttamente. Un imprenditore d’altri tempi, in un contesto gestionale molto industrializzato. Questa fabbrica mi mancherà, ci ho vissuto 41 anni. E’ una realtà determinante, per il nostro paese. Se venisse a mancare o andasse in crisi, sarebbero guai grossi, cosa ci resterebbe?».

Egidio Maschio non era un imprenditore “mordi e fuggi”. Qui, a Morsano, aveva impiantato un impero industriale, ma anche la sua famiglia. Da 18 anni in agosto, a poche decine di metri dalla fabbrica, abita il figlio Andrea, che ieri è rientrato a Cadoneghe.

«Questa tragedia colpisce al cuore il nostro paese e non solo i suoi familiari e i suoi dipendenti», spiega il sindaco Pietro Barei, che ha inviato alla famiglia un messaggio di cordoglio. «Una tragedia – ribadisce – che crea tanto sgomento, soprattutto perché riguarda un uomo tutto d’un pezzo che dal nulla aveva creato un impero». Che qui, nell’ultimo paese della provincia di Pordenone, «ha portato ricchezza, prospettive lavorative, anche attraverso un indotto che garantisce reddito a 350 famiglie».

Per una comunità di 2 mila 890 abitanti, «è un bruttissimo colpo». Il primo cittadino aveva sentito Egidio Maschio un paio di settimane fa, quando si era verificato un piccolo sversamento di vernice nel fiume: «Si era reso subito disponibile e collaborativo. Era fatto davvero così».

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