Maratonina di Udine, Mutai fa il record FOTO/ L'anteprima - La corsa - La stracittadina

Mutai, classe ’81, già vincitore delle Maratone di New York, Boston e Berlino, con 59,06 ha ottenuto a Udine il record personale sulla mezza maratona
Udine 21 Settembre 2013 manifestazione per maratonina Telefoto Copyright Petrussi Foto TURCO
Udine 21 Settembre 2013 manifestazione per maratonina Telefoto Copyright Petrussi Foto TURCO

Il kenyano Geoffrey Mutai, classe ’81, già vincitore delle Maratone di New York, Boston e Berlino, con 59,06 ha ottenuto a Udine il record personale sulla mezza maratona. Alla vigilia della corsa aveva detto che questo era il suo obiettivo. Centrato.

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Udine corre nel ricordo di Silvia Gobbato. Perché anche la giovane praticante legale voleva partecipare alla 14.ma edizione della Maratonina. Si era iscritta alla StraUdine e quel maledetto martedì aveva deciso di raggiungere l’Ippovia per un allenamento all’aria aperta in vista della gara che parte proprio oggi alle 11.

Impossibile dimenticare quel sorriso pieno di progetti e di speranze. Impossibile davvero, per un’intera città. Così, spontaneamente, la festa – che già ieri ha richiamato nel cuore del centro storico migliaia di persone – si è trasformata in un omaggio a Silvia. Un fiocco rosso stampato sul pettorale e niente più. Un ricordo silenzioso. Un ultimo segno di rispetto per il dolore di una famiglia e di un popolo. Oggi prima del via alla Maratonina, la gara competitiva internazionale che scatta alle 9.30, l’organizzazione ha deciso di rispettare un minuto di silenzio.

«Ricordiamo una ragazza che voleva essere tra noi – spiega Paolo Bordon, presidente dell’Associazione Maratonina – lo facciamo perché lo sentiamo nel profondo. Ma è anche un’esigenza dei corridori, sono stati proprio loro in questi giorni a chiedere un gesto per Silvia con mail e telefonate. È un episodio gravissimo e siamo vicini al dolore della famiglia. Ricordando la giovane vogliamo anche riaffermare il diritto e la libertà di correre in sicurezza. Omaggeremo anche l’Arma che in questi giorni ha dimostrato il proprio valore con le indagini lampo sull’omicidio. Lo faremo grazie alla partecipazione della Staffetta Burlo Garofolo: Carabinieri-podisti che attraversano il Friuli Venezia Giulia da Paluzza a Trieste per raccogliere fondi a favore dei piccoli malati oncologici».

Ieri il centro è stato invaso dai bambini, oltre 600 quelli che hanno corso la MiniRun. Abbarbicati sui gradini di piazza libertà o in paziente attesa dietro alle transenne, c’erano mamme e papà. «Questa è una festa per i più piccoli – hanno spiegato Alistair Malisano e Cristina Parisi –, ma è impossibile non immedesimarsi con la famiglia di Silvia. È una tragedia. Una tragedia immane».

«Poteva capitare a chiunque – continua l’udinese Piero Brosolo – e quello che atterrisce di più è il movente. Nessuno. Non c’era motivo perché quella giovane vita fosse spezzata. È incredibile». Ancora sbalordito davanti a tanto dolore è pure il campione europeo di fondo, Venanzio Ortis. «È un episodio che non potrò mai dimenticare. Un atto cruento e inspiegabile che toglie il respiro, ha colpito tutti e abbiamo pensato di ricordare Silvia, e con lei tutte le donne uccise, con un fiocco rosso stampato sul pettorale degli atleti. È il simbolo della lotta al femminicidio. Un simbolo silenzioso nel rispetto del dolore della mamma, del papà e del fratello della 28enne. Ma è un segno doveroso perché Silvia sarebbe dovuta essere qui con noi a festeggiare la passione per la corsa».

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