Mappa dei cosacchi, a ricostruirla fu Carnier
Accertata la paternità del documento finito nella collezione Argentin. Pace tra i protagonisti

È frutto del lavoro dello storico di Porcia Pier Arrigo Carnier la mappa sulla presenza dei cosacchi in Italia e nello specifico in Friuli Venezia Giulia negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale.
A rivelarlo è stato lo stesso Carnier, dopo che la mappa era stata pubblicata sul Messaggero Veneto perché facente parte della collezione di Gino Argentin.
«La mappa dei cosacchi pubblicata è documento creato da me, frutto del mio lungo lavoro d’indagine in anni lontani dell’immediato dopoguerra, pubblicata a pagina 266 del libro “L’Armata Cosacca in Italia 1944-1945”, edizione Mursia, 1990, e successive riedizioni. L’originale è conservato nel mio archivio, la cui documentazione è oggetto di interesse da parte di uno dei massimi musei storici russi, esattamente il Russy Moskovskaj, i cui dirigenti sono venuti personalmente a incontrarmi a Porcia, anche di recente, con l’obbiettivo di acquisizione. Analogo interesse mi è stato manifestato dai rappresentanti di un altro noto archivio negli Stati Uniti».
Ma com’è finita, allora, una riproduzione della mappa nelle mani del collezionista Gino Argentin? È stato lo stesso Argentin a spiegarlo: «Due mesi fa ho acquistato la mappa a Venezia assieme ad altri documenti. La mappa non presentava il nome dell’autore e non era firmata. Go comunque deciso di pubblicizzarla attraverso il Messaggero Veneto allo scopo di far conoscere un documento che avevo ritenuto inedito. Ora, sapere che la mappa è frutto dell’opera di Carnier mi riempie di gioia. Sono un collezionista di foto e documenti antichi, in 50 anni ho fatto più di 100 mostre storiche, diffondere la storia e la cultura di questa terra è l’unico mio scopo. Non volevo assolutamente prendermi meriti altrui e sono ora felice di aver appreso da dove viene quel documento».
Nessun problema anche per Carnier, che pur avendo voluto ribadire, a ragione, la paternità del documento, non ha nulla di personale nei confronti di Argentin, avendo capito cosa è successo e come si sono svolte le cose. «Penso che siamo e restiamo amici – ha concluso Argentin –. Mi auguro di poterti venire a trovare e di poterci bere un caffè assieme».
Tutto chiarito, dunque, nel nome della storia e della cultura di un territorio.
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