Maniago scopre nel suo passato presenze longobarde

La conferma da reperti, ritrovamenti e documenti storici Si potrebbe comprendere così la dedizione all’arte fabbrile

MANIAGO

Presenza di Longobardi a Maniago? Da reperti, ritrovamenti, documenti storici sembrerebbe proprio di sì. La città delle coltellerie diverrebbe in tal modo, dopo il riconoscimento di Cividale e di altri siti longobardi in Italia quali patrimonio dell’Unesco, uno dei due luoghi attualmente conosciuti della presenza di tale popolo in provincia (assieme a Sesto al Reghena). Una ricostruzione dettagliata di ritrovamenti di questo genere non farebbe bene soltanto alla ricerca storica del territorio, ma avrebbe anche una valenza culturale e turistica, nonché economica.

Le evidenze della presenza di tale popolo a Maniago sono documentabili dalla toponomastica (si prenda, per esempio, il monte Fara: Fara, in longobardo, significa famiglia) e dai reperti archeologici rinvenuti sul territorio. «Abbiamo tracce di manufatti di pregio che richiamano figure animali e decorazioni tipiche di quel popolo – ha spiegato Massimo Milanese, assessore alla cultura – attualmente visibili sulla facciata frontale del duomo di San Mauro a significare la presenza antecedente di un tempio longobardo». Ma non ci sono stati solamente questi ritrovamenti a Maniago. «Nel Bus da li Anguanis, una grotta sul torrente Colvera ai piedi del monte San Lorenzo – ha rilevato Milanese – altri reperti ceramici e metallici testimoniano la presenza longobarda a Maniago. Questi reperti andrebbero analizzati con più cura, ma purtroppo alcuni sono andati dispersi negli anni». A dare testimonianza di presenze longobarde a Maniago ci sarebbe pure la storia riguardante il ritrovamento di un tesoro da parte dei conti di Maniago in una grotta: ciò potrebbe far pensare che il “Bus” potesse essere stato il luogo di una sepoltura longobarda.

Anche nel volume “Descritione della Patria del Friuli” di Jacopo Valvason di Maniago, del 1568, sono presenti passaggi che avallerebbero tale tesi. «Rimane da scoprire – ha aggiunto – se il primo insediamento abitativo di Maniago, che sarebbe scomparso con una piena del Colvera nell’undicesimo secolo, si trovasse nei pressi dell’attuale biblioteca». Insomma, una pagina di storia di Maniago che potrebbe far capire anche l’origine dell’arte fabbrile che l’ha resa famosa in tutto il mondo: i longobardi, infatti, sapevano lavorare molto bene il metallo. «L’auspicio dell’amministrazione – ha affermato Milanese – è quello di riuscire a promuovere e sostenere le iniziative pubbliche e private volte a queste scoperte, che diventerebbero un’opportunità di valore turistico e culturale per la nostra città».

Laura Venerus

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