Mancano i preti: si pensa alle “Uti delle parrocchie”

Nel giro di un anno ci sarà un’importante riorganizzazione nella diocesi di Udine. L’arcivescovo: un modo per valorizzare le comunità, ma serve l’apporto di tutti

UDINE. Una sorta di “Uti” delle parrocchie e delle foranie sta per essere attuata nella diocesi udinese, naturalmente all’origine della riorganizzazione è la carenza di preti. Tempo un anno, durante il quale sulla delicata, ma inevitabile scelta ci sarà un ampio confronto nelle comunità.

La “rivoluzione” dell’organizzazione pastorale è nell’aria da tempo, ne ha accennato anche l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato in occasione della liturgia solenne per la ricorrenza dei patroni Ermacora e Fortunato: sulle “collaborazioni pastorali” – così si chiameranno le nuove parrocchie accorpate – il presule ha richiamato l’impegno alla più ampia riflessione perché le nuove realtà diventino ancora più fedeli annunciatrici del Vangelo.

Nell’arcidiocesi, le foranie si ridurranno da 24 a una decina (ad esempio quella di Mortegliano probabilmente si allargherà fino a comprendere le comunità di Palmanova) e le parrocchie si riorganizzeranno appunto in “collaborazioni pastorali” (sempre per esempio, le 21 parrocchie di Mortegliano potrebbero essere raggruppate in 3 “collaborazioni pastorali”).

Anche se l’accostamento viene spontaneo, l’arcivescovo ha voluto prendere le distanze dall’esempio civilistico delle Uti, affermando che le collaborazioni pastorali non vogliono essere mere organizzazioni efficientistiche di ingegneria ecclesiale, ma nuove forme di valorizzazione delle comunità, comprendendo anche quelle più piccolo ora penalizzate dalla mancanza di un pastore.

Si mette l’accento sull’unità della comunità dei fedeli. Niente soppressione di parrocchie, insomma, ma un nuovo anche se più articolato impegno di collaborazione, dove serve il contributo di tutti, ovviamente l’apporto dei laici. Dalla liturgia alla catechesi, dalla delicata funzione della Caritas ai percorsi per i giovani e per le famiglie, nuove sfide attendono le collaborazioni pastorali, definite come gruppi di parrocchie riuniti su base progettuale per diventare presidio di evangelizzazione del territorio.

Nel 2020 i sacerdoti della diocesi saranno circa 100 a fronte di 375 parrocchie. Per esempio la forania di Codroipo-Sedegliano, che attualmente può contare su 14 sacerdoti, in futuro vedrà ridursi questo numero a un terzo. Fondamentale il ruolo anche dei diaconi, delle suore, dei nuovi “ministri straordinari della comunione” (auspicabile che ce ne sia almeno uno in ogni parrocchia) che oltre a distribuire l’eucaristia in chiesa vadano a trovare gli anziani e gli ammalati, opera di misericordia ormai fuori dalla portata delle energie dei pochi e spesso anziani parroci.

Perché le comunità siano pronte ad accogliere il cambiamento, Mazzocato ha annunciato per l’autunno visite in ciascuna parrocchia, anche per accogliere suggerimenti dai sacerdoti e dagli stessi fedeli. Precederà una lettera, in cui l’arcivescovo introdurrà i dettagli del progetto di innovazione e che sarà diffusa, tra pochi giorni, in questo mese di settembre.

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