Mamma Ortis: «Era una figlia»

A Udine nello studio di via Ciconi dal 2009 era il suo braccio destro. Lo sconcerto degli avvocati: innamorata del lavoro
Plaino 17 settembre 2013 Omicidio Plaino copyright Petrussi Foto Press/Serratore
Plaino 17 settembre 2013 Omicidio Plaino copyright Petrussi Foto Press/Serratore

PAGNACCO. «Per me era come una figlia. Il mio braccio destro. Una meraviglia di ragazza». L’avvocato Maria Biancareddu è sconvolta. Parla di Silvia al passato, com’è normale per chi non c’è più, ma in cuor suo non vuole e non riesce a credere che sia vero.

Impossibile immaginare che da oggi, nello studio di via Ciconi, dove la ragazza lavorava come praticante dal 2009, non la si vedrà più entrare e sedersi alla sua scrivania. Moglie dell’avvocato Gianni Ortis e madre di Giorgio, il 28enne - a sua volta praticante - con il quale Silvia era andata a correre in ippovia, l’avvocato Biancareddu risponde alla nostra telefonata dalla caserma dei carabinieri, dove si è precipitata dopo avere appreso la notizia e dov’è rimasta fino a tarda sera con il marito. Era stato lo stesso Giorgio, dall’ippovia, a chiamarla con il cellulare di un passante e ad informarla.

«Non riesco a capacitarmi di quello che è successo - dice l’avvocato Biancareddu, con voce ancora incredula e affannata -. Chi e perchè avrebbe voluto ucciderla? La conoscevo: era serena e tutto quello che faceva era finalizzato all’esame che avrebbe dovuto sostenere tra un paio di settimane. Nessuna storia strana, niente di niente. Da due mesi a questa parte - continua il legale - non faceva altro che studiare, salvo andare a correre di tanto in tanto». Eppure, ieri Silvia è stata uccisa. Qualcuno l’ha massacrata a colpi di coltello ed è scappato via. «Non capisco - ripete l’avvocato Biancareddu - e mi rifiuto di credere che si sia trattato di un omicidio passionale. Penso piuttosto a uno sbandato, uno che ha incontrato per caso e che l’ha trascinata in quel sentiero».

Per lei e per il resto dello studio, Silvia era una di famiglia. «Ieri sera (lunedì, ndr) era a cena a casa nostra - ricorda il legale -. Era una ragazza dolcissima. E, per me, una figlia e un braccio destro insostituibile. Era la prima volta che mi capitava una persona così brava e attenta e attendevo con ansia che desse l’esame orale, per lavorare ancora di più e meglio assieme».

La tragica notizia, va da sè, ha fatto il giro della città in un battibaleno, specie nel mondo forense. «Ho ricevuto le telefonate di diversi colleghi - afferma il presidente dell’Ordine degli avvocati di Udine, Andrea Galimberti - e da ogni parte ho sentito sconcerto e incredulità». Tutti attoniti di fronte a un delitto che ha colpito la città come un fulmine a ciel sereno. «Non ci sono parole - continua Galimberti - per descrivere ciò che la famiglia dell’avvocatura, di cui fanno parte anche i praticanti, sta provando in queste ore. Alla vigilia peraltro - aggiunge - della sottoscrizione in Prefettura del Protocollo d’intesa tra Procura, Comune e altri enti sul maltrattamento delle donne e dei minori».

Unanime il ritratto che di Silvia fa chi l’ha conosciuta, come collega di università o di studio. «Una ragazza brillante, sempre disponibile e innamorata del suo lavoro - l’ha definita l’avvocato Marco Galletti, che nello studio Ortis aveva cominciato con lei, quattro anni fa -. Questo era un periodo particolarmente stressante per Silvia. All’esame di Stato, nello scritto, aveva riportato uno dei voti più alti e il prossimo 7 ottobre avrebbe sostenuto l’orale. Lo sport, e lo jogging in particolare, le servivano soprattutto per scaricare le tensioni».

Una “secchiona”, così la ricordano, con ammirazione e simpatia, anche le tante altre amiche e colleghe con le quali Silvia si imbatteva in tribunale, sia nelle cancellerie della sezione civile, sia nelle aule del penale. Allibito anche Massimo Borgobello, presidente dell’Associazione giovani avvocati di Udine. «L’ho incrociata lungo l’ippovia non più tardi di un paio di settimane fa - ha detto -. In genere, andava a correre di sera, tra le 19 e le 20».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto