Magazzini del lavoratore, è fallimento La famiglia: «Vittime della burocrazia»

Il tribunale di Pordenone ha dichiarato il fallimento di “Mdl, Magazzini del lavoratore srl”, con sede in piazza Duca d’Aosta. Curatore è stato nominato Andrea Zanotti, con studio in città, adunanza...

Il tribunale di Pordenone ha dichiarato il fallimento di “Mdl, Magazzini del lavoratore srl”, con sede in piazza Duca d’Aosta. Curatore è stato nominato Andrea Zanotti, con studio in città, adunanza dei creditori il 24 ottobre alle 10. Di seguito, pubblichiamo un intervento dei titolari, Sara Rosset e Alvaro Piccinin.

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La nostra famiglia, realtà di riferimento nel settore dell’abbigliamento a Pordenone, si trova davanti a un difficile bivio. Dopo gli onerosi sforzi sostenuti per preparare un piano che consentisse la continuità della storica attività aziendale, con salvaguardia dei posti di lavoro, la società era riuscita a superare il vaglio di ammissione della procedura concordataria da parte del tribunale e quello sulla convenienza economica della proposta da parte dei creditori. E, infatti, il concordato preventivo della Mdl srl aveva ottenuto una valutazione positiva da parte dei creditori, avendo raggiunto la piena approvazione in sede di votazione.

Ora, però, la famiglia fronteggia una situazione cruciale nel percorso concordatario, situazione determinata da difficoltà di carattere personale (in ragione delle condizioni di salute della signora Sara Rosset, la quale doveva portare avanti l’attività di impresa) e procedurale. Su quest’ultimo aspetto va detto che la debitoria Mdl era gravata da una quota consistente di debito erariale e previdenziale, ragioni per la quale la società, nel piano, aveva presentato una domanda di rateazione decennale (120 rate, ovvero, 72 rate) ad Equitàlia, nel pieno rispetto della normativa vigente, così come da ultimo modificata dal decreto legge del fare 69/2013: il supporto di garanzia a simile dilazione era stato offerto da Mdl con un sostanzioso vincolo di destinazione su alcuni immobili di proprietà della famiglia.

Tuttavia, la possibilità di dilazione - seppur originariamente ben valutata dagli organi del Tribunale adito - non ha trovato concreta attuazione per il diniego opposto da Equitalia, giunto al termine di un procedimento amministrativo contrastato e, a tacer d’altro, poco illuminato. In pratica, nonostante la serietà della proposta e la certezza di ottenere l’integrale pagamento del dovuto, ivi compresi gli interessi e le competenze della stessa Equitalia, l’esattore degli enti pubblici ha pensato bene di farsi portavoce e protagonista di un atteggiamento distruttivo privo di logica e contrario agli stessi interessi della stessa massa dei creditori, il cui unico effetto sarà quello di demolire le speranze e l’energia positiva che hanno caratterizzato l’atteggiamento di noi imprenditori e dei nostri collaboratori anche in questo ultimo difficile percorso intrapreso con l’unico obiettivo di salvare l’azienda.

Da tale esperienza non resta che un’unica amara considerazione: qualsiasi volontà normativa e politica di salvare le piccole imprese non potrà che render conto e cedere il passo a un apparato burocratico conservativo che utilizza le procedure e le formalità a proprio piacimento e con l’unico obiettivo di garantirsi la conservazione del potere di decidere chi ha il diritto di vivere, sopravvivere e morire, salvo che non si tratti di realtà di grandi dimensioni.

Alle realtà imprenditoriali di piccole e medie dimensioni, invece, il compito di trovare soluzioni che seppur condivise vengono mandate in malora dalle stesse istituzioni: invece di valutare la convenienza di una procedura concordataria rispetto alle ipotesi alternative (fallimento) si barricano su posizioni che vanno a danneggiare gli interessi dello Stato per poi vanificare gli sforzi per la salvaguardia dei lavoratori e gli altri creditori sociali, i quali avevano concesso il loro voto favorevole seppur garantiti da fideiussioni personali e quindi, tutto sommato, i meno danneggiati da procedure alternative al concordato.

Ringraziamo il Tribunale di Pordenone per la disponibilità nel voler risolvere la nostra situazione aziendale e gli studi Devitis, Bevilacqua-Marazzato, Caratta per la fattiva collaborazione; ringraziamo i nostri collaboratori che si sono susseguiti negli anni, la nostra clientela che ci ha seguiti con simpatia e la nostra famiglia: Martina, Pieraldo e Giordano.

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