Maestre d’asilo sospese una era già in pensione
Per le due maestre di una scuola materna della provincia di Udine sospese per otto mesi dall’insegnamento, a seguito delle indagini svolte a loro carico per l’ipotesi di reato di maltrattamenti fisici e morali nei confronti dei bambini, ieri è stato il giorno degli interrogatori di garanzia. Accompagnate dai rispettivi difensori, si sono presentate davanti al gip Mariarosa Persico, scegliendo un comportamento processuale diverso.
L’indagata assistita dagli avvocati Carlotta Campeis e Virio Nuzzolese ha deciso di parlare, ma soltanto per «respingere gli addebiti», senza tuttavia soffermarsi sui singoli episodi contestati, ed evidenziare «una lunga carriera - 22 anni di servizio -, condotta senza mai incorrere in rilievi di sorta». Ricevute ieri le carte d’indagine, i legali valuteranno nei prossimi giorni se vi siano gli estremi per proporre l’impugnazione del provvedimento di sospensione. E chiedere quindi l’annullamento o l’attenuazione della misura.
L’altra indagata, assistita dagli avvocati Denaura Bordandini e Debora Della Dora Gullion, ha preferito avvalersi della facoltà di non rispondere. Anche i suoi legali si sono riservati l’impugnazione, in particolare in ragione del fatto che la loro assistita è in pensione dallo scorso mese di settembre.
L’inchiesta, condotta dalla Squadra mobile della Questura sotto il coordinamento del pm Letizia Puppa, è stata sviluppata attraverso l’utilizzo di riprese audio e video e l’assunzione di numerose testimonianze. Da quanto emerso, le due maestre, entrambe friulane e residenti nella zona del Friuli collinare, avrebbero costretto i bambini a obbedire, minacciandoli e strattonandoli. Si sarebbero rivolte loro quotidianamente urlando. Li avrebbero minacciati di legarli a una sedia per costringerli a obbedire agli ordini. Avrebbero avuto atteggiamenti aggressivi e visibilmente minacciosi, rivolgendosi ai piccoli con epiteti e parole offensive e strattonandoli. Non di rado, sempre secondo gli investigatori, le insegnanti non avrebbero esitato, incuranti delle conseguenze, a percuotere al capo i piccoli, che spesso scoppiavano a piangere o cercavano di nascondersi nel tentativo di sfuggire ai continui maltrattamenti. —
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto