Ma gli eredi Lovaria danno battaglia legale

Che la fastosa corte d’onore di villa Lovaria , presidiata da un albero secolare divenuto monumento nazionale potesse accogliere 38 profughi, la famiglia Lovaria non se lo sarebbe mai immaginato. La...

Che la fastosa corte d’onore di villa Lovaria , presidiata da un albero secolare divenuto monumento nazionale potesse accogliere 38 profughi, la famiglia Lovaria non se lo sarebbe mai immaginato.

La nobile casata, che fra gli avi conta il generale Carlo Petitti di Roreto il quale nel 1919 ricevette re Vittorio Emanuele III mentre scendeva dall’incrociatore Audace dicendogli: «Maestà, le consegno Trieste, città Italiana», lo ha saputo per caso che a giorni quella nobile dimora diventerà centro di accoglienza per i profughi. E già annunciano di aver dato mandato ai loro avvocati per organizzare una battaglia legale senza precedenti. «Non siamo mai stati interpellati in merito a questa incredibile decisione e trovo sconvolgente che un’istituzione come la Prefettura, che dovrebbe tutelare la sicurezza e il patrimonio culturale, permetta tutto ciò, ignorando in modo palese le norme dell’ordinamento giuridico italiano agli articoli 10 e 20 del decreto legislativo 44/2004. In particolare, l’articolo 20 recita: “I beni culturali non possono essere distrutti, deteriorati, danneggiati o adibiti a usi non compatibili con il loro carattere storico o artistico oppure tali da arrecare danni alla loro conservazione”». A parlare è Francesco Lovaria, che con i fratelli Andrea, Isabella e Anna possiede i due terzi della villa. Articolata la storia del complesso immobiliare che fu del conte Antonio Lovaria, quindi passò ai suoi figli: i gemelli Carlo e Fabio, indivisibili dalla vita fino a quando furono mandati al fronte. Carlo suddivise una porzione della villa fra i suoi quattro figli, mentre Fabio la lasciò al figlio Antonio, il quale a sua volta nominò suo erede Alessandro Viscovich. «La porzione di nostra proprietà è il doppio della rimanente parte – argomenta Lovaria – infatti possediamo il 60 per cento della corte antistante, oltre all’intero parco sul retro, com’è possibile che un accordo simile venga perfezionato senza nemmeno consultarci?» si interroga. Tante le perplessità sulla possibilità di dare accoglienza agli immigrati in un complesso immobiliare storico che ospita frequenti iniziative culturali, sorge di fianco a un ristorante di alto livello ed è corredato da parchi, giardini arredi e strutture di pregio. (a.c.)

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