L’Uti Carnia cerca un direttore sei mesi prima di chiudere

Per cinque anni l’incarico è stato affidato pro tempore. La segretaria si dimette Il presidente Brollo: nomina più che mai necessaria. Critiche dall’opposizione

Luciano Patat / tolmezzo

Ci sono voluti cinque anni e, finalmente, l’Uti della Carnia si prepara ad avere il suo direttore. Ma questo, a pochi mesi dal sipario sull’ente, che lascerà dal prossimo anno il posto alla nuova Comunità di montagna.

«L’Ufficio di presidenza ha dato il via alla riapertura della selezione per trovare la figura apicale. Oggi (ieri per chi legge ndr) firmiamo il decreto di nomina della commissione e si contatterà anche chi aveva presentato il proprio curriculum – svela Francesco Brollo, presidente dell’Uti della Carnia –. Dalla rosa di papabili sarà scelto il designato: l’iter si dovrebbe concludere entro metà giugno». Vedremo se sarà la volta buona. Già, perché finora l’incarico è stato mantenuto pro tempore dal dirigente Maurizio Crozzolo che, di rinnovo in rinnovo, ha tenuto le redini dell’ente. Nel 2016 la selezione aveva indicato Francesco Forte per il ruolo, «ma a causa dei trasferimenti regionali insufficienti non si poteva garantire il salario accessorio per aumentare la retribuzione base, quindi il professionista ha rinunciato – ricorda Brollo –. Avevamo avviato un secondo avviso di selezione ma uno dei componenti della commissione selezionatrice era incompatibile». Così, l’iter ricomincia daccapo e si arriva al 2018, quando l’ufficio di presidenza Uti rinuncia a rimettere in piedi la procedura perché è periodo di votazioni regionali. «Il centrodestra ha detto di voler smantellare le Uti subito dopo la vittoria elettorale e quindi, pensando a una soppressione dell’ente, siamo rimasti in stand by».

Dal 2021, l’Uti della Carnia si trasformerà in Comunità di montagna «ed è indispensabile – aggiunge Brollo – trovare il nuovo direttore per creare le basi per il passaggio. È un’esigenza non più rimandabile». Rispetto ad altre aree regionali, la Carnia è un territorio esteso e nel quale gravitano molti Comuni e quindi una figura che diriga l’attività dell’organismo è fondamentale. Negli ultimi giorni, però, qualche tensione ha scosso l’Uti. Si è dimessa la segretaria Paola Bulfon – sostituita dal segretario comunale di Tolmezzo, Ruggero Peresson – «che ha chiesto di essere sollevata dall’incarico per diversità di vedute sulle procedure. Essendo incarico fiduciario, ho ritenuto non ci fossero le necessarie fiducia e serenità, quindi ho aderito alla sua richiesta. Nessun “retroscena spinoso” nella scelta» assicura Brollo, prima di concludere ricordando: «Io come presidente Uti e i colleghi sindaci svolgiamo il ruolo a titolo gratuito, a fronte di responsabilità e impegno. Anche per i segretari – conclude – è la stessa cosa e vorrei ricordare che la mancanza di direttore in questo lasso di tempo ha fatto risparmiare soldi pubblici, perché il dirigente che è stato al vertice dell’Uti costa meno di un direttore». Crozzolo, da parte sua, preferisce non commentare: «In un ente pubblico – si limita a dire – chi parla con la stampa è il presidente, non i funzionari». «L’Uti doveva essere una proposta rivoluzionaria per dare servizi al territorio, ma se un ente non riesce a definire per anni un ruolo apicale importante sorgono dubbi sulla validità dell’organismo stesso. È stato un ente acefalo sotto il profilo organizzativo» è l’attacco di Marioantonio Zamolo, consigliere di minoranza di Tolmezzo. —

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