L’Università di Udine sforna gli specialisti per Louvre e Uffizi

I tirocini dell’ateneo nei musei e nelle gallerie più prestigiosi Il direttore: attenzione a marketing e scambi internazionali
Di Luana De Francisco
Udine 3 Novembre 2014 linda borean Telefoto copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Udine 3 Novembre 2014 linda borean Telefoto copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

Una delle sue studentesse partirà presto per il Louvre. Ci andrà per fare un tirocinio e quelle 150 ore a Parigi le spalancheranno le porte di uno dei musei più ricchi e prestigiosi al mondo. Con la prospettiva, chissà, di tornarci poi con un contratto di lavoro vero e proprio nelle mani. La Scuola di specializzazione in beni storico-artistici dell’università di Udine, l’unica presente nel Triveneto oltre a quella di Padova, offre occasioni come questa. Forma in aula e irrobustisce sul campo. Attenta a fornire ai propri allievi le nozioni, i modelli operativi e la perizia necessari a diventare specialisti nel settore della tutela, della gestione e della valorizzazione dello sterminato patrimonio storico e artistico di cui l’umanità abbia la fortuna di disporre.

A scorrere il programma e gli elenchi delle attività e delle convenzioni avviate dalla Scuola - a tutti gli effetti un master, visto che vi si può accedere soltanto se in possesso di una laurea specialistica -, c’è davvero di che perdere la testa. Si fa teoria in aula, si partecipa a convegni e seminari e si fa tanta pratica nei laboratori e nelle sedi istituzionali e private con cui siano in corso collaborazioni e scambi professionali. L’obiettivo è accontentare gli interessi di tutti gli iscritti. Ecco perchè la gamma delle materie spazia dalla storia, nelle sue varie articolazioni, alle tecniche di restauro e conservazione e a elementi di economia e legge.

Il tempo per impratichirsi non manca: il corso è biennale e alla fine del ciclo delle lezioni (una settimana didattica per quattro mesi), la classe si regala un viaggio di studio in una capitale o in una terra particolarmente fertili sul piano della proposta culturale. Lo scorso maggio è stata la volta di Londra, con le visite alla National Gallery e a un laboratorio di diagnostica specializzato nell’individuazione di falsi d’autore. In precedenza, c’erano stati Madrid, con la celebre pinacoteca del Prado (a sua volta convenzionata per gli stages), Barcellona e l’area della Serbia e della Macedonia. Per gli stages, invece, ci si può sbizzarrire tra oltre cento proposte: basta scegliere se in un archivio, una biblioteca, una galleria d’arte, una diocesi, una soprintendenza e molto altro ancora. Tra le primizie, per intendersi, anche la Fondazione Zeni di Roma, la Cini e il Guggenheim di Venezia, il Castello di Rivoli e gli Uffizi di Firenze.

Istituita 17 anni fa e cresciuta al punto da raccogliere iscrizioni da ogni parte d’Italia, la Scuola ha ulteriormente migliorato formula e programmi con il passaggio della direzione, nel 2013, alla professoressa Linda Borean, che è anche coordinatore della laurea magistrale in Storia dell’arte e che nel 2012 aveva curato, insieme a William Barcham, dell’università di New York, la mostra “Tiepolo e Veronese”, allestita ai Musei civici di Udine. Suo il merito, in particolare, di avere allargato gli orizzonti del master, aggiungendo al classico taglio istituzionale dei corsi, una visione anche economica dell’arte.

«Per offrire agli studenti - spiega - uno sguardo non soltanto scientifico, ma anche di “marketing” alla materia e garantire così alla Scuola un approccio nuovo e una rete di contatti ancora più estesa». Un esempio su tanti: il seminario tenuto l’anno scorso con una responsabile della casa d’aste Christie’s. Ma anche il profilo su Fb, pensato come osservatorio e punto di riferimento per il lavoro.

Le opportunità d’inserimento non mancano e le storie dei diplomati lo dimostrano: Valentina Conticelli, per esempio, è direttore del Dipartimento del Settecento agli Uffizi, ed Elisabetta Francescutti è storica dell’arte alla Direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto. «Noi qui li prepariamo, ma poi chi garantirà loro un futuro all’altezza della loro formazione? L’Italia - è la conclusione della professoressa Borean - dovrebbe dimostrare maggiore sensibilità verso questi giovani e per la straordinaria risorsa professionale che rappresentano». Le iscrizioni, per il nuovo anno, si chiuderanno il 20 novembre.

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