L'Udc regionale “non esiste”, slitta l’udienza sulla causa Compagnon-Vicario

Il partito non ha più una sede e neanche un rappresentante: impossibile notificare gli atti. L’ex deputato è accusato di aver utilizzato la segretaria pagata con fondi pubblici per interessi privati
Udine 25 febbraio 2013 UDC Copyright Petrussi Foto Press /turco
Udine 25 febbraio 2013 UDC Copyright Petrussi Foto Press /turco

UDINE. Tecnicamente, si è trattato di un rinvio come tanti per un difetto di notifica. Nella sostanza, però, ciò che è successo ieri, davanti al giudice del lavoro di Udine, Marina Vitulli, alla prima udienza della causa civile che vede l’onorevole Angelo Compagnon accusato di avere utilizzato l’ex segretaria dell’Udc, Ilaria Vicario, per i propri interessi privati, ha del grottesco. Perchè l’unica delle parti a non avere ricevuto il decreto di fissazione dell’udienza - e l’unica, peraltro, a non essersi costituita - è un partito regionale, quello dell’Udc appunto, risultato inesistente.

Proprio così: un’associazione “fantasma”, in quanto sprovvista di una sede - e, pare, anche di un legale rappresentante - alla quale recapitare gli atti giudiziari. Esaminata la questione, il giudice non ha potuto fare altro che assegnare alla ricorrente un termine, che le permetta di continuare le ricerche e completare le notifiche. L’udienza è stata aggiornata al 16 settembre.

Il caso è quello scoppiato lo scorso gennaio, con la presentazione da parte della Vicario di un ricorso teso a ottenere l’impugnazione del recesso senza motivazione con il quale, nel 2013, le era stata comunicata la fine del contratto di collaborazione a progetto con il partito.

Recesso che l’avvocato Claudia Ogriseg, che la assiste, considera a tutti gli effetti un licenziamento illegittimo e che ora si contesta, anche ai fini del riconoscimento della differenza retributiva e del danno pensionistico complessivamente subiti.

Nell’atto, oltre all’allora segretario regionale dello Scudocrociato, che della Vicario si sarebbe servito come di una segretaria “personale”, per incombenze quotidiane di natura politica e privata, erano stati citati anche il suo successore, Leonardo Zappalà, le due segretarie amministrative dell’Udc Fvg, Federica Zambelli e Claudia Giorgiutti, e il partito nazionale.

Tutti sostanzialmente accusati di averla fatta lavorare con carichi e mansioni superiori a quanto pattuito, dal 2006, quando aveva cominciato con un compenso forfettario lordo di 5 mila euro annui, al 2013, quando era stata congedata con 23.276 euro. Della vicenda si stanno occupando anche la Procura di Udine, per un’ipotesi di peculato, e la Procura della Corte dei conti del Fvg, per un presunto danno erariale.

Il difensore di Compagnon, avvocato Flaviano De Tina, si dice comunque tranquillo. «La sua posizione è cristallina - ha detto il legale - e a provarlo sono le carte, contratti di lavoro compresi: Compagnon non ha mai avuto un rapporto diretto con la Vicario. È un dato oggettivo, dimostrato peraltro dal tempo trascorso a Roma, dove si fermava dal lunedì al venerdì e dove ha partecipato al 95 per cento delle sedute parlamentari».

Memorie difensive sono state depositate anche dagli avvocati Livio Lippi, di Gorizia (per Zappalà), Federica Cappellari, di Udine (per Zambelli e Giorgiutti), e Giovanni Galoppi, di Roma (per il partito nazionale).

Intanto, la vertenza si è già incagliata. È l’avvocato Ogriseg a evidenziare l’assurdità dell’intoppo. «La sede del partito di via Deganuttia, a Udine, dove avevo notificato gli atti - ricorda il legale - è risultata chiusa e ormai vuota. Allora, ho mandato tutto allo studio di Gorizia dell’architetto Dario Baresi, dove ora il partito si riunisce e dietro il cui campanello compare il simbolo dell’Udc. La notifica si è di fatto perfezionata, ma il giudice ha ritenuto lo stesso di rinviare».

Un autentico rompicapo, insomma. «Avendo a che fare con un’associazione non riconosciuta - continua l’avvocato Ogriseg -, non esiste alcun elenco accessibile al pubblico». La soluzione, a questo punto, potrebbe arrivare dall’Agenzia delle Entrate, alla quale il legale ha nel frattempo presentato istanza, per consultare l’anagrafica fiscale e, attraverso questa, sperare di svelare l’arcano, risalendo una volta per tutte all’indicazione della sede e del legale rappresentante del partito.

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