Luciano, lo scultore che fonde il bronzo e dà vita agli animali nel borgo di Clauiano

La seconda vita di un artigiano, dopo 13 anni con la Marina Militare. Ha deciso di seguire le orme del padre aprendo un suo laboratorio
Luciano De Tommaso fonde in un pezzo unico il bronzo nel suo studio a Clauiano, creando le sculture con una sola colata
Luciano De Tommaso fonde in un pezzo unico il bronzo nel suo studio a Clauiano, creando le sculture con una sola colata

UDINE. Si presenta all’appuntamento con un galletto in mano. È una delle sue sculture. «Ci tenevo a far vedere e far toccare quello che faccio», esordisce. Anche perché in queste settimane è impossibile mettere il naso nel suo studio – «studio-fonderia», precisa –, che sta rinascendo nuovo e più spazioso accanto alla sua abitazione. Sempre a Clauiano. Luciano De Tommaso, classe 1973, originario di Udine, sceglie uno dei pezzi a cui è più affezionato per raccontare e raccontarsi.

Così «Pepper», il suo re del pollaio, con indosso una simpatica giacchetta stile Beatles, per tutta la durata dell’intervista resta fiero davanti al suo creatore.

Luciano, cresciuto fin da bambino nel mondo artistico del padre - pittore e scultore -, quando diventa grande, «al tempo senza alcuna inclinazione artistica», decide che il suo - di mondo - sarà quello della Marina Militare. Così si arruola e per 13 anni solca i mari di tutto il mondo.

«Dopo aver visto ogni dove mi sono stancato. Quell’andare sempre da qualche parte aveva ormai il sapore di una vita senza scopo».

Il suo rientro nell’amato Friuli («ho girato dappertutto ma la bellezza di questa terra non ha pari») coincide con la decisione di intraprendere una nuova strada: quella creativa. «Fin da piccolo, appassionato di molte cose, anche di modellismo, ho sempre lavorato tanto con le mani».

Così è nata la decisione di seguire in qualche modo le orme del padre. E da quando è sceso dalla nave di anni ne sono passati 15. Trascorsi a fare quello che più ama: scolpire. «È qualcosa che faccio in maniera del tutto naturale e ciò, devo ammettere, stupisce anche me».

La «sua» materia è il bronzo artistico, «il re dei materiali» come ama definirlo. Il tratto inconfondibile di Luciano è la fusione in un pezzo unico. «Non saldo niente, creo le sculture con una sola colata». Spiega di non aver ancora incontrato qualcuno che faccia lo stesso. Gli piacerebbe, dice, «perché il confronto arricchisce sempre».

Ma al giorno d’oggi l’artista non fonde. «È un passaggio che fa fare ad altri».

Lui no. Fin dalle prime esperienze di fusione vissute accanto al padre. Poi, quella mai appagata curiosità e l’inesauribile voglia di sperimentare lo portano a osservare maestri fonditori e scultori all’opera. «Non esiste una scuola su quest’arte.

Tutto quello che si può imparare è a bottega. Ma i segreti nessuno te li svela. Li scopri da te, strada facendo, con tante prove e fiducia!»

Così ha fatto Luciano che con le sue mani ha pure realizzato lo studio-fonderia. Dai forni agli attrezzi del mestiere. Perché nelle sue creazioni nulla è lasciato al caso. «Non è permesso».

Il bronzo, «materiale antico e allo stesso tempo eterno, tra migliaia di anni sarà ancora qui. Ecco perché non voglio che ciò che mi sopravviverà sia banale o malfatto». Basta dare un occhio a Pepper per comprendere che in quello che fa, Luciano cerca sempre e solo la perfezione.

Il «quasi perfetto» è qualcosa che non gli interessa. E non gli appartiene. A testimoniarlo basterebbe la coda dell’animale che si è portato dietro: tutte quelle piume che si stagliano nell’aria pare prendano vita da un momento all’altro.

Dietro a quelle finiture, che hanno quasi dell’incredibile - e tanto affascinano collezionisti di ogni dove che una volta imbattuti nelle sue opere non possono più fare a meno di tornare nel suo studio a Clauiano -, c’è qualcosa come almeno tre mesi di lavoro.

Sì perché la fusione artistica a cera persa («tecnica ormai sconosciuta, in campo bronzeo soprattutto») è un concatenarsi di azioni che non ammettono alcuna sregolatezza. «Pena la perdita irrimediabile di ciò che stai creando».

La «partenza» sta sempre nella progettazione che coinvolge ogni minimo dettaglio, ogni singola particolarità. L’«arrivo» è la resa degli effetti, la plasticità delle forme. Insomma, la perfezione dell’opera. «Un anello di creazione dove il risultato finale è l’armonia tra tecnica e arte».

Sia essa un galletto, un toro, un corvo o uno degli animali degli abissi, ultima passione di Luciano. Pezzi unici, «possono essere fratelli, ma non gemelli» sorride che, con impresso il marchio «deLUX» , sono finiti nelle collezioni di ogni dove, dagli Stati Uniti all’Inghilterra, dalla Svizzera al Giappone.

Tra l’idea e l’opera compiuta c’è tutta l’abilità e la maestria di questo scultore fonditore. Che prima di tutto modella gesso e cera ritraendo alla perfezione quello che lui già «vede» nel bronzo quando è ancora un lingotto. Poi c’è la realizzazione dei canali di colata, il loro raccordo per permettere la fuoriuscita dei gas e una cassa d’acciaio a custodire ciò che sta nascendo.

L’essicazione dello stampo avviene in un forno ad alta temperatura. Solo dopo si passa alla fusione vera e propria. Facendo attenzione a far fluire il materiale dappertutto per «non perdere» i dettagli.

Poi c’è «un appagante» lavoro di cesello. Le mani di Luciano danno anche il ritmo alla paziente e precisa fase della levigatura, della colorazione (le tonalità del bronzo nascono da reazioni chimiche) e della stesura della patina.

Una volta pronta, l’opera prende la strada di casa De Tommaso. «Ho bisogno di tenerla per qualche tempo con me per gustarmela con calma», spiega. E ammette di «soffrire» un po’ quando si stacca dalle sue realizzazioni. È pure capitato che si sia rifiutato di venderle.

«Anche se questo è il mestiere che in fondo mi permette di vivere, quando creo qualcosa cerco sempre un padre o una madre adottivi che “capiscano” la scultura. Se mi accorgo che ciò non interessa, sono capace di farli andare via a mani vuote».

D’altra parte diventare ricco e famoso non gli interessa. «Voglio che le persone si emozionino davanti ai miei animali». Le opere di Luciano più si guardano più regalano emozioni, svelando nuovi dettagli. «Mi piace meravigliare. E c’è sempre un pezzo di me nelle fusioni» afferma. Per questo i suoi animali hanno sempre «qualcosa di umano».

Luciano non nasconde di volersi sempre superare. Le sfide, si capisce, non gli incutono timore. Anzi. Come il restauro delle copie autentiche in bronzo di due opere firmate da Auguste Rodin, il guru della scultura di metà ’800, di recente commissionato da un miliardario americano .

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