L'osservatorio di Pordenone: «Adesso la solitudine degli anziani ha proporzioni allarmanti»

PORDENONE. «Non è solo un problema di non autosufficienza. Pesa anche la solitudine degli anziani, che assume proporzioni sempre più allarmanti. E di questi tempi, se vogliamo capire perché la domanda di assistenza familiare continua a crescere, dobbiamo anche considerare il timore nei confronti delle case di riposo, visti i numeri dei contagi (oltre 3 mila, ndr) tra ospiti e lavoratori».
Nazario Mazzotti parla da un osservatorio che ha a che fare con entrambi i versanti del rapporto tra assistenti e assistiti, lo Sportello sociale del Sindacato pensionati della Cgil di Pordenone, di cui è responsabile. E i problemi che si trova a dover affrontare sono sia delle famiglie che delle badanti.
«A noi – spiega – si rivolgono sia le une che le altre, anche solo per informazioni sugli aiuti e degli strumenti di supporto, dall’accesso ai centri diurni fino agli aiuti economici della Regione degli enti locali. Il Covid naturalmente ci ha messo davanti a tanti fattori di crisi nuovi: non solo anziani che si sono trovati senza assistenza, ma anche badanti rimaste prive di lavoro, di reddito e anche degli aiuti economici che i vari decreti hanno stanziato a loro favore».
SENZA LAVORO E SENZA BONUS
La fase più difficile, naturalmente, è stata quella del lockdown. «Non solo perché chi non poteva contare su una lavoratrice messa in regola è rimasto senza assistenza – spiega Mazzotti – ma anche per la paura che l’ingresso di una nuova persona in casa potesse essere fattore di contagio. Una signora ucraina che era stata appena assunta, ad esempio, si è trovata subito senza lavoro, senza casa e anche senza diritto al bonus di 1.000 euro erogato dall’Inps per marzo e aprile, che non veniva riconosciuto se la badante era convivente con il datore di lavoro, che era appunto il suo caso».
ISOLAMENTO E QUARANTENA, SOS CASA
Con le case di riposo e le Rsa sotto pressione, il sistema dell’assistenza è andato in crisi anche nella gestione delle misure di prevenzione. Tra i problemi più frequenti quelli di assistenti familiari conviventi positive, o costrette all’isolamento perché rientranti dall’estero, ma prive di un tetto sotto il quale assolvere all’obbligo dell’autoquarantena.
«Potrei citare il caso – rivela ancora Mazzotti – di una badante dell’Est Europa che si è trovata senza casa perché, rientrata dal suo Paese, doveva sottoporsi al tampone ma non sapeva dove trascorrere il periodo di isolamento fiduciario, dal momento che, convivendo con l’assistita, poteva rientrare in casa solo dopo l’esito negativo del test. Credo che non sia un caso isolato e che le istituzioni dovrebbero muoversi per cercare di garantire alloggio e supporto a queste lavoratrici, che sono diventate una componente sempre più indispensabile del nostro sistema di welfare».
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