L’orgoglio dei bersaglieri a Torino

Sfilata e applausi ai nostri fanti piumati nella prima capitale d’Italia

Orogliosa partecipazione, ieri a Torino, dei bersaglieri di Pordenone al 59º raduno nazionale dei fanti piumati nella città che fu la prima capita d’Italia.

Partiti venerdì scorso alla volta della città sabauda, i bersaglieri, dopo una sosta ad Arona per vedere la imponente statua di San Carlone e una visita alla stupenda isola Bella sul Lago Maggiore – di proprietà della famiglia Borromeo - hanno raggiunto in serata il capoluogo piemontese. Il sabato è stato dedicato alle visite di museo egizio, cattedrale di Superga, con la cripta delle tombe dei Savoia, mole antonelliana e museo risorgimentale. Poi il passaggio davanti alla Caserma “Ceppi”, dove uscirono i primi bersaglieri, esattamente 175 anni fa. “Papà” La Marmora schierò la prima compagnia per rendere onore al re e la stessa compagnia fu schierata a Superga all’arrivo del re dopo una corsa a tappe forzate, tanto da far credere al Re che si trattasse di un’altra compagnia (benché lui ne avesse autorizzata solo una).

Ieri i bersaglieri pordenonesi sono giunti all’alba in piazza Vittorio Veneto e si sono schierati in testa allo scaglione con le sezioni del Nord. Nelle due ore di attesa sono stati salutati i commilitoni che non si vedevano da tempo e gli amici del periodo della naja. Poi, al suono della fanfara, i fanti piumati del Noncello hanno sfilato tra due ali di folla entusiasta e appassionata.

I bersaglieri del Friuli Venezia Giulia, accompagnati dai suoni degli ottoni delle fanfare, hanno continuato a sfilare con il simbolo dell’Unità d’Italia e dei suoi 150 anni di storia. Al passo di corsa, sfilando sotto la tribuna d’onore dove si trovavano le autorità, i bersaglieri hanno “conquistato” Torino e terminato la propria corsa in piazza San Carlo, dove c’è stato il “rompete le righe”.

La professoressa Maria Grazia Gargani, testimone della sfilata, ha dichiarato: «E’ stata una bellissima manifestazione, di entusiasmo trascinante, in cui ognuno ha avuto uno stimolo per sentirsi “italiano». Commovente lo sguardo dei “veterani”, testimoni viventi della nostra storia che spesso i giovani dimenticano. “Grandi vecchi”, come ha ricordato il colonnello Alfredo Imbimbo, che, memori di storiche imprese, avevano negli occhi l’orgogliosa dignità di una vita ricca di valori, e bambini, inconsapevoli di rappresentare il nostro futuro, il futuro dell’Italia.

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