Loretta va in pensione e la “Rinnovatrice” abbassa le serrande

La storica bottega di via Savorgnana fu aperta nel 1935 La titolare: tempo di lasciare, i figli hanno preso altre strade

«E ora come faremo senza di lei?». Lo sconforto dei clienti de la “Rinnovatrice”, storica bottega in via Savorgnana che il 20 dicembre chiuderà i battenti, è reale e sentita: nessuno come Loretta Pezzarini, classe 1933, sa esaudire le più incredibili richieste su scarpe, borse, cinture e molto altro. Dal laccio dal colore introvabile, dalla fibbia di lusso destinata alle cinture di pregio alla delicata pulitura di borse griffate, la titolare di questo antico negozio è in grado di rispondere a ogni richiesta.

Impossibile un servizio così, quasi d’altri tempi, nelle nuove realtà commerciali, dove le riparazioni vengono etichettate con un numero. Loretta conosce da decenni chi entra nel suo piccolo e sempre affollato negozio e ha una risposta per tutti: «La mia più grande soddisfazione è di non far uscire nessuno senza essere servito», racconta la commerciante, gentile ma anche ferma quando si tratta di dire di no, «perché - tiene a precisare – non tutto si può fare», soprattutto se gli oggetti sono di bassa qualità. «È allora - taglia corto – meglio dire la verità: non vale la pena ripararlo».

Da quando ha appeso l’avviso della chiusura (“per sopraggiunta anzianità”, scherza) è un continuo viavai di clienti atterriti all’idea di restare orfani dei consigli di Loretta su come lustrare il divano di pelle o colorare le borse. Vanno a ruba gli spray protettivi per le scarpe, lucidi, solette per il sudore, gli alzatacchi (che sollevano uomini e donne fino a tre centimetri), i lacci di ogni tipo, ma anche serrature, clip, chiusure per le cartelle scolastiche, cerniere.

Nel laboratorio, allegramente disordinato, giacciono gli articoli da riparare. Stivali infilati negli allarga scarpe, vecchi macchinari che cuciono pelli e manufatti preziosi, fili colorati: tutto sa di antico e al tempo stesso prezioso, un mondo che sta per sparire. Con Loretta, infatti, va via un pezzo di storia della città: il negozio di via Savorgnana era stato aperto nel 1935 dalla suocera, Rosa Gori, e dal fratello “avventuriero” Guglielmo, che lasciò presto l’attività. «Riparava cappelli, aveva sei operai - racconta mentre serve decine di clienti con un’agilità che farebbe invidia a una giovane commessa -; io stavo a casa con mio figlio, poi è servita una mano e allora sono venuta in qualità di “coadiuvante”. Chiesi alle operaie cosa dovevo fare ... e ho imparato».

La venuta della nuora porta aria nuova in bottega: Loretta ama rifornirsi di cose belle e parte spesso per Milano e alle fiere, alla ricerca di attacchi per borse, pelli di serpente, stoffe ricamate a mano. Siamo negli anni ’60 e alla Rinnovatrice si servono i più raffinati negozi di Udine (tuttora) e l’élite cittadina, un’eleganza che Pezzarini rimpiange con nostalgia.

Da allora tutto cambia, ma non nel negozio, che mantiene i vecchi arredi: «Ero alto un metro quando venivo qui da bambino e tutto è sempre uguale», afferma infatti un cliente sulla sessantina. Entra una signora con due caffè per sdebitarsi di un piccolo lavoro fatto gratuitamente, a una ragazza che insiste per riparare una borsa di plastica dice senza mezzi termini, ma sempre con cortesia, «non facciamo pastrocci». Vedere all’opera la deliziosa Loretta è come stare a teatro: a un intenditore di calzascarpe propone, come se fosse cosa indispensabile, un costoso “corno”, a un signore mandato dalla moglie («mi ha detto di venire qui perché solo lei capisce cosa bisogna fare») chiede notizie della signora e dei figlioli, e intanto buca cinture, trova lacci, dispensa consigli.

A Loretta spiace abbandonare i clienti (ma c’è l’auspicio che altri continuino l’attività), i figli hanno preso altre strade, ma lei non vede l’ora di godersi la pensione. Andrà in bici col marito, starà a casa a curare il grande giardino, e soprattutto viaggerà: prima tappa Venezia, poi Firenze. «Non mi mancherà il lavoro, ho tre uomini a casa e la domenica andrò alle mostre e a teatro».

Rosalba Tello

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