Lo sviluppo del Cro di Aviano: assunti 42 ricercatori precari

L’annuncio durante un convegno al centro oncologico. Confermato il riconoscimento di Irccs

Edoardo Anese

La ricerca sanitaria compie passi da gigante. Circa un mese fa, infatti, è arrivata al dunque la riforma nazionale dei professionisti del settore, dopo un lungo iter avviato nel 2016. Nel frattempo il Cro di Aviano festeggia la conferma del riconoscimento “Irccs” (Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico) e l’imminente stabilizzazione di 42 ricercatori.

Di tutto questo si è parlato ieri mattina durante il convegno “Il Cro guarda al futuro”, che si è svolto nel centro di Aviano alla presenza del direttore generale, Francesca Tosolini, dell’assessore regionale alla sanità, Riccardo Riccardi, di Maria Novella Luciani, della direzione del ministero della Salute, e del direttore scientifico del Cro, Silvia Franceschi.

Cosa prevde la riforma

All’interno degli istituti è stato strutturato un percorso di carriera per i ricercatori sanitari. «Si tratta di un percorso – rileva Luciani –, portato avanti grazie anche al contributo del ministero della Salute, con stanziamenti di diverse decine di milioni di euro, per dare una riposta concreta alle strutture che si dedicano alla ricerca, finora sprovviste di uno strumento per riconoscere dal punto di vista dell’inquadramento contrattuale i professionisti del settore».

Il Cro guarda al futuro

Nell’ambito delle opportunità offerte dalla nova riforma, il Centro di riferimento oncologico assumerà con contratto a tempo indeterminato 42 professionisti, di cui 17 operatori a supporto della ricerca. Come sottolinea il direttore generale Tosolini, è anche previsto un piano di implementazione dell’organico.

«La riforma si può immaginare come una piramide – prosegue –. Dalle borse di studio, che consentono a coloro che si avvicinano a questo settore di avviare il proprio percorso, passando per le assunzioni a tempo determinato fino ad arrivare alla stabilizzazione dei professionisti all’interno dei centri».

L’obiettivo è quello di potenziare e integrare in modo completo l’attività di ricerca con quella di cura e di presa in carico dei pazienti. A livello regionale, invece, sono diverse le novità che bollono in pentola, come ricorda la direttrice scientifica Franceschi, tra cui la creazione della “rete oncologica”, che riguarderà tutte le componenti ospedaliere che lavorano alla prevenzione e alla cura del cancro.

L’evoluzione della ricerca

Come ha spiegato la direttrice Tosolini, col passare degli anni anche la ricerca ha subito una sostanziale evoluzione.

«Se fino ad oggi abbiamo avuto per lo più professionisti nell’ambito della laboratoristica e diagnostica – rileva –, ora abbiamo la necessità di trovare nuove figure, tra cui biostatisti e bioinfromatici».

Inoltre, la riforma ha sollevato la questione legata al supporto dell’attività degli esperti; affinché un professionista possa svolgere al meglio i propri studi deve poter contare sulla collaborazione di nuove figure, tra cui data manager, statisti e biostatisti; a questo si aggiunge la necessità di un supporto anche dal punto di vista amministrativo.

«Al Cro – conclude –, abbiamo la fortuna di avere una solida collaborazione e integrazione con le università della Regione. Il sistema è fatto di vasi comunicanti e avere la possibilità di poter contare sufigure che si integrano e che collaborano nella ricerca è un passo in avanti fondamentale. In quest’ottica si sistema, quindi, andrebbe maggiormente sviluppata e sostenuta anche la collaborazione tra i vari Irccs».

Il commento dell’assessore

Per l’assessore Riccardi il Cro di Aviano rappresenta un’eccellenza e un patrimonio inestimabile, «e la conferma del riconoscimento Irccs e l’ufficializzazione dell’assunzione a tempo indeterminato dei 42 professionisti lo certifica ampiamente».

L’esponente dell’esecutivo Fedriga, inoltre, ricorda come il capitale umano sia la prima vera emergenza del sistema sanitario a livello nazionale. «Questo paese ha l’abitudine di formare molto bene le persone – sottolinea Riccardi –, tuttavia, non riesce a creare le condizioni affinché restino.

Investiamo sulle risorse umane e poi le vediamo lavorare in altre paesi. Questa è una tendenza che deve essere invertita al più presto».

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto