Lo psichiatra controcorrente: «I matti? Meglio rinchiuderli e curarli»

Petrini al Friuli Future Forum: "L'Italia ha bisogno di un’inversione culturale nell’approccio medico ai disturbi della mente"

UDINE. «La nostra società deve rendersi conto di come i disturbi psichiatrici siano malattie serie e a volte più gravi di quelle che normalmente colpiscono l’organismo umano. Gli episodi sempre più frequenti di violenza – domestica e sociale – non sono il frutto di raptus immediati, ma il risultato di depressioni mai curate».

L’Italia ha quindi bisogno, secondo Pietro Pietrini direttore dell’unità di psicologia clinica all’azienda ospedaliero-universitaria di Pisa e ospite ieri del Friuli Future Forum, di un’inversione culturale nell’approccio medico ai disturbi della mente.

«La depressione è come la polmonite – ha detto Pietrini che è anche docente di biochimica e biologia molecolare all’ateneo pisano –. Anzi è molto più grave perché colpisce l’essenza dell’essere umano. Parliamo di una malattia non riconducibile alla società, ma che va trattata come un vero disturbo della mente. Dobbiamo renderci conto che il raptus non esiste. Una persona non uccide un’altra perché, improvvisamente, le si rompe qualcosa dentro al cervello. Certi comportamenti sono l’espressione di una follia non trattata che raggiunge il proprio apice».

Una posizione che non si traduce, per Pietrini, nella richiesta di una riapertura dei manicomi, quanto nella necessità di prendere atto dell’oggettiva pericolosità di alcune persone. «Non sarà politicamente corretto – ha continuato -, ma esistono degli individui che vanno tenuti chiusi e curati in apposite strutture perché sono folli, non riescono a controllare il loro comportamento e diventano pericolosi per tutta la società».

Un concetto, quello della cura da preferirsi in alcuni casi anche alla carcerazione, che nasce dagli ultimi risultati delle neuroscienze i cui studi hanno dimostrato come la maggiore o minore presenza di determinati tratti genetici nel proprio Dna – così come l’ambiente circostante – sia in grado di aumentare o diminuire la possibilità che una persona si trasformi in un criminale.

«Non è detto – ha concluso Pietrini - che la presenza di uno specifico fattore genetico si traduca automaticamente in comportamento correlato, ma può aumentare la gravità della reazione di un individuo in determinate circostanze. Il contributo principale delle neuroscienze è quello di spostare la lancetta della discussione da un concetto di malvagio per scelta a quello di malvagio perché incapace di comportarsi altrimenti. Quindi la vera domanda è: incarcerare i colpevoli o studiare percorsi medici alternativi?».

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