L'Italia spende 20 milioni per le bombe nucleari stoccate ad Aviano e Ghedi

La rivelazione in un rapporto presentato alla Camera: gli ordigni possono essere utilizzati anche sui jet italiani
A front view of four nuclear free-fall bombs on a bomb cart.
A front view of four nuclear free-fall bombs on a bomb cart.

AVIANO. L’Italia spende 20 milioni di euro l’anno per la manutenzione delle bombe nucleari stoccate tra le basi aeree di Aviano e Ghedi. L’ha messo nero su bianco, senza tanti giri di parole, il “Rapporto annuale sulle spese militari italiane” elaborato da Mileurox 2018, l’osservatorio promosso da Enrico Piovesana e Francesco Vignarca con la collaborazione del Movimento nonviolento nell’ambito delle attività della Rete italiana per il disarmo. Il rapporto è stato presentato giovedì alla Camera, ed è la prima volta che in Italia si fa riferimento esplicito ai costi della presenza nucleare.

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Le spese Nato.
Le spese per l’adesione del nostro Paese alla Nato ammontano a 192 milioni di euro, i costi per la presenza delle basi Usa sono stimati in 520 milioni di euro. «I costi relativi alla presenza di testate nucleari americane sono di almeno 20 milioni di euro annui, con stime elevabili a 100 milioni» si evidenzia nel rapporto. Per l’adesione alla Nato, l’Italia spende 125 milioni di euro destinati al budget militare e civile, e 66,6 milioni destinati agli investimenti infrastrutturali. In aggiunta a questi contributi diretti «ci sono i contributi indiretti alla difesa comune, anche noti come costi di stazionamento oltremare delle truppe Usa, vale a dire i costi sostenuti dall’Italia a supporto delle 59 basi americani in Italia». Il nostro Paese è al quinto posto per numero di installazioni militari, tra queste il 31° Fighter Wing di Aviano. Si tratta di costi per la realizzazione e la manutenzione delle infrastrutture, delle reti di trasporto e comunicazione al servizio del personale americano, per la sicurezza delle installazioni, la fornitura di alloggi e la compensazione per danni e rimborsi alle comunità locali. Dal 2002 non si conosce l’ammontare della spesa, nonostante diverse interrogazioni parlamentarli. All’epoca il Pentagono aveva calcolato 366,5 milioni di dollari, si stima che la cifra ora si aggiri sui 520 milioni di euro l’anno.


L’opzione nucleare.
Si specifica nel rapporto: «Una particolare voce di spesa legata alla presenza militare Usa in Italia è quella relativa alla condivisione nucleare, per cui il nostro Paese, sin dagli anni Cinquanta, ospita una cinquantina di bombe atomiche americane B-61: una trentina ad Aviano, custodite dal 31° Squadrone supporto munizioni dell’Usaf, altre venti nella base di Ghedi». L’accordo prevede che, in caso di conflitto nucleare, le bombe di Ghedi vengano impiegate dai Tornado italiani. Bombe per le quali il Pentagono ha deciso l’ammodernamento, ma a spese degli Stati Uniti. «In definitiva – si sottolinea nel rapporto – la spesa direttamente riconducibile alla presenza di testate nucleari statunitensi sul territorio italiano (ad Aviano e Ghedi nell’ambito degli accordi di “nuclear sharing”), ha un costo minimo di almeno 20 milioni annui, ma con tutti gli elementi coinvolti, anche per progetti straordinari di ammodernamento, potrebbe giungere a essere stimata attorno ai 100 milioni di euro annui». Il rapporto denuncia sulla questione opacità e il silenzio anche sulla presenza stessa delle bombe atomiche, una segretezza «poco seriamente mantenuta» come dimostra una foto pubblicata nel rapporto di una B-61 a Ghedi, vicina a un Tornado e attorniata da avieri italiani e americani.


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