L'iniziativa di Ferrovie: vi presto le stazioni se le riportate in vita

Un progetto per riqualificare gli edifici abbandonati in Friuli e trasformarli in poli culturali o altro
ANTEPRIMA Tarcento 29-08-2004 ore 17.00 LOCOMOTORE IN FIAMME la stazione di Tarcento dove ha preso fuoco un locomotore
ANTEPRIMA Tarcento 29-08-2004 ore 17.00 LOCOMOTORE IN FIAMME la stazione di Tarcento dove ha preso fuoco un locomotore

UDINE. Sono stazioni quasi abbandonate. I treni ci passano ancora regolarmente ma ormai sono prive di personale ferroviario, non ci sono biglietterie, né capostazione. Si può trovare qualche sistema telematico per acquistare il biglietto e ci sono i video che annunciano i convogli in arrivo e quelli in partenza, ma niente di più.

Le Ferrovie le chiamano “stazioni impresenziate”. In tutta Italia sono circa 1.700, in Friuli Venezia Giulia 41. E da qualche tempo è possibile “prenderle in prestito”. Pur non essendoci più il personale, la manutenzione di questi immobili rappresenta comunque un costo per Rfi (Rete ferroviaria italiana), la società proprietaria delle infrastrutture che fa parte del gruppo Ferrovie dello Stato. Da qui la decisione di offrirle in comodato gratuito a chi si impegnerà a mantenerle pulite e funzionanti. La proposta suona più o meno così: io ti do la stazione gratis, tu la trasformi in un polo culturale o la utilizzi per organizzare progetti e attività sociali. Invece dell’affitto ti fai carico di tenerla in ordine. Un doppio affare quindi: per Rfi che risparmia sui costi e per chi adotta la stazione che ha la possibilità di avere una sede praticamente gratis.

Il destinatario ideale dell’offerta di Rfi sono associazioni o enti che operano in campo culturale o sociale, ma anche turistico che possono avere in comodato gratuito una stazione ferroviaria, utilizzandone i locali, per un periodo che può variare da 5 a 9 anni, salvo casi particolari in cui la durata può essere estesa a fronte di investimenti sostenuti per la ristrutturazione degli immobili affidati. Si tratta, come spiegato sul sito delle Ferrovie Italiane, di «contratti di comodato d’uso gratuito che prevedono la cessione dei locali di stazione non più funzionali all’esercizio ferroviario per destinarli ad attività sociali, culturali, di assistenza come per esempio esposizioni artistiche, accoglienza turistica, ludoteca, riunioni di quartiere, protezione civile, vigili urbani, assistenza ai disagiati, pro-loco».

La stazione, da tradizionale luogo di transito, si reinventa quindi per istanze sociali e culturali quali manifestazioni espositive o museali o per attività bibliotecarie e di orientamento giovanile allo studio o al lavoro, ma anche turistiche o economiche. Il riutilizzo di una “stazione impresenziata” potrebbe infatti essere connesso all’avvio di attività imprenditoriali, con particolare riferimento alla legge 44 sull’imprenditorialità giovanile, o al recupero di attività tradizionali dell’artigianato locale in via di estinzione.

Ancor più semplicemente i locali inutilizzati potrebbero diventare attività commerciali destinate in particolar modo alla clientela ferroviaria come bar, tabacchi, edicole, dove sia possibile anche acquistare biglietti e abbonamenti ferroviari e ricevere informazioni sul servizio.

ANTEPRIMA BASILIANO 10 FEBBRAIO 2001 STAZIONE TRENI TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA
ANTEPRIMA BASILIANO 10 FEBBRAIO 2001 STAZIONE TRENI TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA

Dei 41 edifici “impresenziati” disponibili in Friuli Venezia Giulia, 15 sono già stati adottati: ne restano quindi a disposizione 26. Il valore complessivo delle stazioni, che si sviluppano su una superficie di 6.100 metri quadrati, supera i 4 miliardi di euro. Un patrimonio che Rfi ha messo a disposizione del territorio.

A Udine, la stanza che una volta era l’ex ristoro militare è stata concessa all’Associazione nazionale mutilati invalidi e famiglie dei caduti delle Ferrovie, mentre a Trieste in un locale di 40 metri è stato aperto l’“Help center” sul disagio sociale che viene gestito dal Comune. Un altro municipio che ha bussato alla porta di Rfi è quello di Redipuglia dove l’ex sala di attesa e l’ex alloggio con relativo terrazzo sono diventati la nuova casa del museo della Grande guerra. A Manzano un ambiente di 130 metri quadrati al piano terra è stato destinato a usi sociali in cambio della pulizia della sala d’attesa, dei marciapiedi di entrambi i binari e della manutenzione delle aree verdi. A Muzzana del Turgnano e a Palazzolo dello Stella invece è stata sottoscritta una convenzione per l’utilizzo comune del sottopasso pedonale concesso sempre a fronte della manutenzione ordinaria dello stesso.

A Ronchi dei Legionari ha invece trovato casa l’Ente tutela pesca che per usufruire di un locale di 23 metri quadri garantirà la pulizia anche delle pertinenze e la raccolta o lo smaltimento di rifiuti, oltre allo sfalcio dell’erba e la potatura della piante. A Cervignano e a Gemona due fabbricati sono stati trasformati in un bocciodromo dal Dopolavoro ferroviario. Sempre a Gemona l’atrio, la sala d’attesa e i servizi igienici sono stati lasciati a utilizzo dei viaggiatori che si sono fatti carico della loro pulizia e manutenzione.

Per quanto riguarda infine le stazioni ancora in cerca di “adozione” l’elenco è piuttosto lungo: da Ugovizza Valbruna a Pontebba scendendo per Carnia e Tarcento fino ad arrivare a Palmanova e Torviscosa o a Buttrio e San Giovanni al Natisone solo per restare in provincia di Udine. In quella di Pordenone è possibile invece utilizzare gratuitamente le stazioni di Pinzano, Travesio, Meduno, Maniago, Montereale, Aviano e Budoia oltre a Cordovado Sesto, mentre in quella di Gorizia è ancora disponibile quella di Ronchi dei Legionari.

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