L’infermiere di comunità arriva a Gorizia Ambulatori al Sinigaglia e alla Croce Verde

Qualcuno l’aveva scambiato per il Codice di avviamento postale. In realtà, l’acronimo “Cap” si riferiva a “Centro di assistenza primaria” e doveva essere uno dei capisaldi della riforma sanitaria targata Serracchiani-Telesca. I Cap, insomma, avrebbero dovuto risolvere il problema annoso e irrisolto della carenza di assistenza sul territorio e nelle periferie. Poi, però, il tempo è passato e queste strutture non sono mai realmente decollate. Tant’è che di recente l’assessore comunale al Welfare Silvana Romano ha sottolineato che, effettivamente, le cose non si sono messe come si sperava. «I Cap dovevano partire e, dove sono sono partiti, sono... partiti male», fu la sua rapida ma realistica analisi. Ed è chiaro che in un territorio in cui la popolazione sta invecchiando sempre di più e gli ospedali, per forza di cose, devono occuparsi dei casi acuti, viene da sé che l’assistenza sul territorio debba essere potenziata.
Ma ora arriva una svolta. Importante. Perché viene introdotta, anche a Gorizia, la figura di un professionista competente e preparato che diventerà un riferimento importante sul territorio per i cittadini che ne avranno bisogno.
È questo l’identikit dell’infermiere di comunità che, a breve, farà la sua comparsa anche in città. È quanto prevede la delibera approvata nell’ultima seduta dalla giunta Ziberna in cui si mettono disposizione dell’Azienda sanitaria Basso Friulana-Isontina alcuni locali del “Centro anziani Sinigaglia” di via Faidutti per ospitare questo nuovo, importante servizio. «In realtà - precisa l’assessore al welfare, Silvana Romano - gli ambulatori di comunità saranno due: oltre a quello allestito al “Faidutti” sui cui graviterà l’area di San Rocco e Sant’Anna, ci sarà anche una struttura analoga nella sede della Croce Verde in via Codelli. Quest’ultima sarà a servizio del centro. Si tratta dei primi interventi di questo genere in città che saranno finanziati, per ciò che concerne il personale, dall’Azienda sanitaria».
Il servizio mira a diventare un riferimento in grado di comprendere le esigenze delle persone di quel territorio favorendo la comunicazione tra le varie realtà socio-assistenziali e sanitarie. «In altre parole - continua Silvana Romano -. l’infermiere di comunità sarà vicino ai cittadini nei momenti di fragilità e favorirà i suoi rapporti con i diversi attori della rete socio-sanitaria».
Va ricordato che il progetto dell’infermiere di comunità rientra fra le attività previste dall’Azienda sanitaria nell’ottica di avviare una nuova modalità di risposta assistenziale mirata soprattutto alla necessità di restituire ai cittadini la capacità di governare la propria condizione di salute e a promuovere l’integrazione tra il sistema sanitario e il sociale al fine di garantire la continuità assistenziale. Il Comune ha riconosciuto l’utilità sociale del progetto che si inserisce nel nuovo panorama di politiche socio-sanitarie e di forme organizzative innovative, sviluppando nuovi approcci fondati sul principio di sussidiarietà e di nuovi modelli di organizzazione dei servizi per la salute, in modo particolare dei servizi a domicilio.
«In sostanza, con questa iniziativa i servizi socio-sanitari si avvicinano ai cittadini andando loro incontro sul territorio e aiutandoli a gestire con maggior consapevolezza e autonomia li problemi legati alla loro salute». Va detto che i costi del personale infermieristico, degli arredi, delle attrezzature saranno tutti a carico dell’Aas 2. —
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