L'indagine: meno pensionati, ma la spesa cresce

UDINE. Effetto Fornero: in Friuli Venezia Giulia diminuiscono i pensionati (ma cresce la spesa). I beneficiari “paperoni” vivono in provincia di Trieste, mentre in quelle di Udine e Pordenone gli assegni sono più ridimensionati. Una situazione che si ribalta se si considerano le città capoluogo, con Udine che balza al primo posto.
Nel complesso, però, diminuiscono i pensionati (meno 4 mila 366 dal 2013 al 2014 e meno 20 mila dal 2007), ma aumenta la spesa che fa segnare 61,3 milioni in più e nel 2014 si è raggiunta quota 6,7 miliardi di euro per le prestazioni pensionistiche in Fvg.
La fotografia del ricercatore dell’Ires Fvg Alessandro Russo rielabora dati Inps e Istat aggiornati a dicembre ed evidenzia il terzo posto a livello nazionale della provincia di Trieste e il settimo di quella di Gorizia quanto a redditi pensionistici medi. Trend che in gran parte è effetto della riforma Fornero.
«Il numero di pensionati in Fvg – spiega Russo – è in diminuzione dal 2007, essenzialmente da quando il forte invecchiamento della popolazione è stato bilanciato dagli interventi legislativi che hanno progressivamente innalzato l’età pensionabile. Nell’ultimo triennio, a seguito della riforma Fornero, la tendenza decrescente ha subito un’accelerazione. Il numero di pensionati over 65 e soprattutto over 75 è continuato ad aumentare. Al contrario risulta in notevole diminuzione la fascia inferiore, principalmente quella tra 50 e 64 anni, che ha perso oltre 50 mila unità nell’ultimo decennio».
I 6,7 miliardi di spesa per i trattamenti pensionistici in Friuli Venezia Giulia nel 2014 (più 0,9 per cento rispetto al 2013) incidono sul Pil regionale per il 19,6 per cento (17,2 per cento in Italia). Tra le regioni del nord solo la Liguria presenta un valore più elevato. La Liguria è anche l’unica regione italiana con una percentuale di popolazione residente over 65 superiore a quella della nostra regione (28 per cento contro 25,1).
In regione al 31 dicembre 2014 si contavano 362 mila 855 pensionati (meno 1,2 per cento rispetto a un anno prima). La provincia di Trieste, pur presentando una spesa superiore a quella di Pordenone di circa 100 milioni di euro, ha quasi 9 mila diretti interessati in meno, mentre sono 73 i pensionati in Friuli Venezia Giulia ogni cento occupati, un dato superiore alla media del Nordest (64, e 56 in Trentino Alto Adige). Si va dagli 82 pensionati ogni cento occupati di Trieste ai 64 ogni cento di Pordenone.
Nonostante la diminuzione dei beneficiari, la spesa continua ad aumentare: dal 2010 al 2014 è passata dal 18,1 per cento al 19,6 per cento in Fvg e dal 16,1 per cento al 17,2 per cento nel contesto italiano.
Nel 2014 il reddito medio pensionistico lordo è di 18 mila 434 euro l’anno (quasi 400 euro in più rispetto al 2013), contro una media nazionale di 17 mila 40 euro, un valore che pone la regione al quarto posto dopo Lazio (19 mila 899), Liguria (18 mila 924) e Lombardia (18 mila 732).
La provincia di Trieste, con 20 mila 743 euro, è la prima provincia regionale e la terza in Italia dopo Roma (21 mila 328) e Milano (20 mila 955). A seguire Gorizia (7ª con 19 mila 279 euro). Udine (32ª in Italia) e Pordenone (43ª) presentano i valori del Friuli Venezia Giulia meno elevati, in entrambi i casi al di sotto dei 18 mila euro annui.
«Uno dei fattori che spiegano il primato della provincia giuliana – osserva ancora il ricercatore dell’Ires Russo – è probabilmente l’incidenza dei dipendenti pubblici, che in media percepiscono redditi pensionistici molto superiori rispetto al comparto privato, in cui rientrano anche gli ex lavoratori autonomi e i liberi professionisti. Senza dimenticare che uno stesso pensionato può contare anche su più pensioni».
La gran parte dei trattamenti presi in esame dallo studio dell’Ires sono pensioni di vecchiaia (che a livello nazionale assorbono il 70 per cento della spesa) e quelle destinate ai superstiti (15 per cento del totale degli importi).
La quota rimanente è costituita da quelle di invalidità (assegni ordinari di invalidità e pensioni di inabilità), dai trattamenti assistenziali (invalidità civile e indennità di accompagnamento associate, pensioni sociali, pensioni di guerra), da quelle indennitarie (corrisposte a seguito di infortuni sul lavoro e malattie professionali).
A livello nazionale, nel 2014 la spesa complessiva per prestazioni pensionistiche è pari a 277 mila 67 milioni di euro, ed è aumentata dell’1,6 per cento rispetto all’anno precedente e la sua incidenza sul Pil è cresciuta di 0,2 punti percentuali, dal 16,97 per cento del 2013 al 17,17 per cento del 2014.
Nel Paese come in regione, le pensioni di vecchiaia assorbono oltre i due terzi (70,0 per cento) della spesa pensionistica totale. Seguono quelle ai superstiti (14,9 per cento) e le pensioni assistenziali (8,0 per cento); più contenuto il peso delle pensioni di invalidità (5,6 per cento) e delle indennitarie (1,6 per cento).
L’importo medio annuo delle pensioni è di 11 mila 943 euro, 245 euro in più rispetto al 2013 (2,1 per cento). I pensionati sono 16,3 milioni, circa 134 mila in meno rispetto al 2013.
In media ognuno percepisce 17 mila 040 euro all’anno (403 euro in più rispetto al 2013) tenuto conto che, in alcuni casi, uno stesso pensionato può contare anche su più di una pensione. Il 47,7 per cento delle pensioni è erogato al nord, il 20,4 per cento nelle regioni del centro e il restante 31,9 per cento nel Mezzogiorno.
I nuovi pensionati (le persone che hanno iniziato a percepire una pensione nel 2014) sono 541 mila 982 mentre ammontano a 675 mila 860 le persone che nel 2014 hanno smesso di esserne percettori (i cessati).
La fonte utilizzata dall’Ires è il Casellario centrale dei pensionati dell’Inps, archivio amministrativo nel quale sono raccolti i dati sulle prestazioni pensionistiche erogate da tutti gli enti previdenziali italiani, sia pubblici sia privati, che vengono elaborati assieme all'Istat.
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