La rabbia dei trenta al presidio per Liliana, l’albergatrice: «Notte di litigi tra la coppia»
Sit-in fuori dal tribunale anticipato di qualche giorno per le tv. Foto, cartelli e commozione. E Sterpin scrive a Mattarella

“Verità per Liliana”», si leggeva sui cartelli e si sentiva dalle bocche dei presenti al presidio davanti al palazzo di giustizia in Foro Ulpiano. Un’intera mattinata dedicata alla memoria della sessantatreenne Resinovich, scomparsa in circostanze tutt’ora oscure quattro anni fa, poi ritrovata morta il 5 gennaio all’interno del bosco dell’ex ospedale psichiatrico di San Giovanni con il corpo infilato in due i sacchi neri e la testa chiusa dentro a due sacchetti di nylon.
Era il 14 dicembre 2021 quando la donna sparì. Solo che giovedì era l’11, ma il sit-in è stato anticipato di qualche giorno per ragioni televisive: d’altronde la ricorrenza quest’anno cade di domenica. E il caso, si sa, scorre anche (e soprattutto) sui binari mediatici.
Ma la richiesta di «verità», ripetuta nella manifestazione davanti al tribunale, è diretta in particolare alla magistratura da cui ci si aspettano risposte sul giallo. Una trentina, grossomodo, le persone assiepate all’ingresso principale, giornalisti e cameraman compresi.
Oggettivamente pochi, come ha riconosciuto lo stesso Claudio Sterpin, l’amico di Liliana, se si pensa alle proporzioni che la vicenda ha assunto. Ma comunque di più dell’anno scorso. «Dopo quattro anni vogliamo ridare dignità a Lilly», commentava una coppia di pensionati, dando voce al pensiero di tutti i partecipanti. Chi con i cartelli, chi con le foto di Liliana.
Ha voluto esserci anche Jasmina Zivkovic, l’albergatrice diventata in qualche modo pure lei parte del mistero: la signora gestisce una struttura ricettiva in provincia di Udine dove Liliana e Visintin, il marito, in passato si recavano spesso. Zivkovic era diventata amica di entrambi.
E in un’occasione avrebbe assistito a un acceso litigio tra la coppia. La donna, incalzata dai giornalisti, ha ribadito ciò che è di sua conoscenza e che, lo scorso aprile, aveva riferito al pm Iozzi, titolare del fascicolo per omicidio.
Zivkovic ha aggiunto qualche dettaglio in più: «Poche settimane prima della scomparsa – ha spiegato – Lilly e Sebastiano avevano litigato tutta la notte. È normale che le persone litighino, ma non in quella maniera. Quello che ho detto è già depositato. Siamo qui per chiedere che i tempi si accelerino, perché crediamo che la Procura abbia tutto il necessario per procedere e vogliamo restituire dignità a Liliana»
L’albergatrice nelle sue apparizioni televisive sul caso Resinovich si era soffermata anche su alcun presunti episodi di «maltrattamenti» e scenate di Visintin nei confronti della moglie che sarebbero avvenuti nei mesi antecedenti al decesso di Liliana. E ha raccontato anche di aver subìto lei stessa minacce «velate» da parte di Visintin dopo che aveva raccontato ai media quanto visto.
Sebastiano ha sempre descritto come idilliaco il rapporto con Lilly; concetto, questo, che non ha mai smesso di rimarcare nelle sue numerose interviste televisive e ai quotidiani.
Sterpin, dal canto suo, si è fatto un’idea precisa sull’accaduto. «Tutto questo (il presunto omicidio, ndr) è stato fatto non da una persona sola, ma da più persone, è assurdo che Lilly sia stata trovata venti giorni dopo la scomparsa. Penso sia stata conservata da qualche parte, viva o morta».
Sterpin intende ora scrivere al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per far luce sulla vicenda. «Secondo me c’è stata una volontà di gruppo – ha osservato – non c’è uno, ma più colpevoli. E sono convintissimo che il marito Sebastiano sappia tutto. Di sicuro Liliana non si è suicidata, per questo scriverò anche al Presidente della Repubblica e al ministro della Giustizia. Sono stufo ma non mi fermo, la battaglia va avanti, posso dire che sono morto anch’io quattro anni fa, per quanto riguarda il mio interesse nei confronti della vita».
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