L’identità a rischio e le mini Province

Gentile direttore,
ho letto con buona soddisfazione il suo editoriale di insediamento. I temi dell'autonomia, dell'autogoverno dei popoli e di un Friuli federato dentro lo Stato nazionale mi sono particolarmente cari.
Così come il ricordo di Tiziano Tessitori e di Vittorino Meloni non può che far oltremodo piacere: proprio alle loro idee -assieme a un gruppo di amministratori comunali, giuristi e avvocati- ci siamo ispirati per formulare alcuni quesiti referendari propositivi di una regione diversa, basata su due province autonome, quella del Friuli e quella di Trieste, come già avviene con successo in Trentino - Alto Adige, dove nei primi anni Settanta venne applicato proprio il modello che il grande avvocato e politico friulano, dopo aver abbandonato il sogno della "Regione Friuli", aveva immaginato come "ottimo ripiego".
Avevamo lanciato una iniziativa propositiva che partisse dal basso e coinvolgesse i cittadini, i quali a migliaia e con inaspettato entusiasmo l'avevano sottoscritta. Purtroppo, però, la politica regionale ha preferito mettere il bavaglio al popolo, impedendo che si potesse esprimere, temendone il responso.
Ad ogni buon conto sono convinto che poter parlare di Friuli sul principale quotidiano regionale ci farà certo bene. Anche perché temo che, nonostante l'identità friulana perduri, il Friuli sia ora a rischio come non mai.
E qui vengo alla parte del suo editoriale che non condivido: sterilizzare le quattro province esistenti, per sostituirle con 18 inutili, malfunzionanti e costose miniprovince rischia oltretutto di dividere e cancellare per sempre il Friuli, come ha ammonito pre Meni Zannier, due volte candidato al Nobel.
Che le Uti (le Unioni territoriali intercomunali) costino di più lo dimostrano le decine di milioni di euro già appositamente spese dalla regione (d'altra parte "più enti, più spese"). Che la legge sulle Uti sia mal fatta lo dimostrano le 12 modifiche che ha già subito, prima ancora di essere applicata, caso unico in Italia, nel maldestro tentativo di esser rattoppata.
E lo dico convinto di non essere un conservatore retrogrado contrario al cambiamento. Ben venga, il cambiamento, se diretto a migliorare le cose. Lo dico da sindaco di Rivignano Teor, comune nato tra i primi in Italia dalla fusione di due precedenti comuni, per ridurre le spese e migliorare i servizi ai cittadini: "più enti, più spese, meno enti, meno spese".
* sindaco del Comune di Rivignano Teor
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