Libia: la Danieli è in ansia per i suoi dipendenti a Misurata

I combattimenti e il mare agitato hanno impedito l’operazione di recupero. I familiari rimasti in Friuli seguono ora dopo ora l’evolversi della difficile situazione
UDINE.
I combattimenti in corso e il mare forza 5 hanno impedito il rimpatrio dalla Libia dei 12 dipendenti della Danieli. A Buttrio, ieri, l’unità di crisi per l’intera giornata è rimasta in contatto con la Farnesina per organizzare il rientro in sicurezza dei tecnici bloccati nel villaggio a 250 chilometri da Tripoli. Ma il tentativo è stato posticipato a oggi.


La tensione in quella zona della Libia è altissima anche per questo, ieri, la nave “Miramelli” che si trova al largo di Misurata, non ha ottenuto l’autorizzazione per attraccare e consentire così il rimpatrio dei circa 400 italiani rimasti (all’inizio degli scontri i nostri connazionali erano 1.500), tra i quali i 12 dipendenti Danieli. Anche se i lavoratori friulani stanno tutti bene, a Buttrio si vivono queste ore con particolare apprensione. E come se non bastasse, ieri, anche le condizioni atmosferiche non hanno favorito la partenza delle navi. Il mare forza 5 ha ulteriormente complicato i trasferimenti.


L’obiettivo è far rimpatriare i dipendenti, ma ieri sera l’azienda friulana non si è sbilanciata né sui tempi, né sul mezzo che riporterà i lavoratori a casa. «Il rientro potrebbe avvenire tra le 24 e le 48 ore, si pensa via mare» ha riferito il responsabile delle risorse umane estero, Luca Ortolani, nell’assicurare che i lavoratori nel villaggio dove si trovano bloccati da giorni finora non hanno corso rischi. Questo nonostante a Misurata gli scontri tra i rivoltosi e le forze governative continuino a tenere alta la tensione.


«Nel villaggio si sentono gli spari» aggiunge Ortolani evitando di aggiungere ulteriori dettagli. In questo caso la riservatezza regna tra i responsabili del gruppo Danieli che coordinano l’operazione. «Venerdì mattina tutto potrebbe andare a buon fine» si limita a dire Ortolani lasciando intendere che, in questa situazione, il condizionale è d’obbligo.


Il gruppo Danieli sta coordinando il rientro ad ampio raggio mantenendo i contatti con tutti gli italiani impegnani nel cantiere a 250 chilometri a est di Tripoli. Si tratta di 90 tra tecnici e operai appartenenti a un consorzio di ditte con “Ferretti international” e “Tecnomontaggi” di Brescia. A questi si aggiunge una quarantina di dipendenti dell’Impregilo situati dall’altra parte della città. «Il nostro capo cantiere – fa notare Ortolani – coordina tutti gli italiani presenti nella zona». Tutto questo mentre a Buttrio non mancano i contatti con le navi militari italiane e con la Farnesina.


Inevitabile l’ansia con cui vivono queste ore soprattutto i familiari dei lavoratori bloccati in Libia. Seguono minuto per minuto l’evolversi della situazione auspicando di ricevere la notizia: «Sono partiti».


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