«L’ho denunciato, ma voglio che torni a casa»

La ventenne: «Ho chiamato il 118 per paura e rabbia, ma non volevo che finisse così»

SACILE. Più che per il dolore che ha provato, più che per la violenza che ha subito, è preoccupata per lui, il suo compagno, il padre di sua figlia, l’uomo che ha denunciato per stupro ma alla quale sembra legata quasi morbosamente, al punto da arrivare a rinnegare la violenza.

«Lo amo: l’ho denunciato, ma voglio che torni con me. Senza di lui sono come una cosa spezzata». È bella, disorientata e giovanissima la ragazza che ha denunciato per violenza sessuale il suo convivente, a Sacile.

Ne ha parlato tra le lacrime, ieri in casa, con gli occhi sbarrati di fronte a quella vicenda che è più grande di lei. Una storia che fa intravedere una relazione burrascosa in cui il limite tra amore e violenza sembra quasi confondersi.

«A 17 anni mi sono messa con lui, il padre di mia figlia – ha raccontato ieri piangendo –. Voglio aiutarlo, magari andiamo a fare una terapia di coppia insieme. L’ho voluto denunciare, ma voglio tornare con lui». Tra le lacrime tutto si confonde: il dolore, la violenza, una situazione che la giovane donna vorrebbe poter cancellare.

Una storia complessa quella della coppia: lui più grande di 15 anni, lei appena ventenne ma già madre. Entrambi lontani da casa, dai familiari, da legami che potrebbero aiutare a trovare una stabilità.

«Sono tornata a Sacile dopo un passaggio breve dalla mia famiglia, fuori regione – ha raccontato la ragazza –. Dovevo lavorare fino a tardi e poi il mio compagno è venuto a prendermi. Mi ha fatto trovare i regalini, pensieri dolcissimi e mi ha coccolata. È il mio centro di gravità, lo so. Ma so anche di avere un carattere strano. Come lui ha un carattere nervoso e capita che facciamo scintille. Ma è normale, per noi. Si arrabbia, è geloso, poi facciamo pace e io a volte faccio le bizze».

Un approccio amoroso andato forse oltre, il dolore e la paura di lei che ha chiamato il 118. «Ho detto che ero stata violentata e, di riflesso, gli operatori sanitari devono avere avvisato le forze dell’ordine. Sono arrivati prima gli agenti degli infermieri. Dopo è stato come un film. L’hanno portato via e non sopporto l’idea che non torni a casa».

La donna difende a tal punto il proprio compagno che è pronta a fare di tutto per riaverlo a casa, anche lasciare l’abitazione affinché lui possa essere portato ai domiciliari. «Per me non è stata una violenza come la legge intende questa parola: lo voglio dire agli agenti e anche al magistrato che si occuperà di questa vicenda. Non volevo che capitassero queste cose, queste complicazioni giudiziarie».

Prosegue la ragazza: «Ho sentito dentro di me aumentare la rabbia: volevo fargliela pagare, per tutte le litigate che abbiamo avuto nella nostra storia. Sto con lui da oltre quattro anni e ho lasciato la mia città, per lui. È stata una ripicca: non potevo sapere che le cose avrebbero preso questa piega, E’ una brutta storia, ma ne usciremo insieme: io e il mio compagno, con nostra figlia».

Ieri lei ha scritto una lettera al legale del compagno per far sapere che è pronta a liberare l’appartamento in modo che possa essere almeno trasferito agli arresti domiciliari.

«E’ prigione a Pordenone ma spero che sia rilasciato: voglio fargli capire che non posso vivere da sola. È il mio punto di riferimento. Quello che è successo è stata una reazione nervosa ai miei comportamenti: sono un po’ difficile, da trattare. Ma ho fatto un cambiamento di vita enorme: lui mi ha aiutata. È innamorato perso di me e spesso mi dice che non si sente amato come vorrebbe, è un padre fantastico per la nostra bambina. Volevo ritirare la querela, ma dicono che non si può».

In casa è stata trovata anche della droga, ma anche su questo la giovane donna minimizza, non rendendosi conto che anche questa ”scoperta” dei carabinieri rischia di pesare non poco sul quadro accusatorio.

«Cinque piantine, che non riuscivamo a fare crescere, sono sequestrate. Non siamo tossici: abbiamo acquistato sul web i semi, quasi per gioco. Ma non ci facciamo le “canne” sia chiaro».

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